Hakim è partito dall’Eritrea da qualche anno, come tanti, “in cerca di fortuna”, ma come di molti migranti, anche di Hakim a un certo punto non si hanno più notizie e la madre cade in una grave depressione. Questo spinge Ayub, il fratello più piccolo di Hakim, a partire per l’Italia per cercarlo. Un lungo viaggio in mare, a bordo di uno dei tanti barconi pieni di disperati, poi l’arrivo in Sicilia e il trasferimento in un centro di identificazione da dove fugge e nella sua fuga frenetica finisce sotto le ruote dell’auto di Michele, con il quale stabilisce un dialogo grazie al fatto che Ayub comprende l’italiano, avendolo studiato nella scuola italiana che ha frequentato in Eritrea. Molti sono gli eventi che si susseguono. In questo libro, in molte occasioni, sembra di ascoltare le notizie alle quali i telegiornali ci hanno abituato. Non sono molte le storie che terminano come quella di Ayub, ma perché negarsi una speranza?