Antonio Ferrara
Coraggioso e Giusto
Nel 2013 Gino Bartali è stato dichiarato Giusto tra le Nazioni, il più alto riconoscimento dello stato di Israele per i non ebrei. La storia di un campione dello sport e di un coraggioso eroe che ha rischiato la vita per salvare chi veniva ingiustamente perseguitato. La storia di un uomo che ha mostrato che in certi momenti non si può restare indifferenti, bisogna mettersi in gioco, bisogna scegliere, bisogna fare la cosa giusta.
Ritanna Armeni
Il secondo piano
“In un convento francescano di periferia, tra i profumi del giardino e un nuovo quartiere in costruzione, suor Ignazia e le sue sorelle si trovano nella surreale situazione di ospitare al piano terra un’infermeria tedesca e al secondo alcune famiglie sfuggite per miracolo al rastrellamento del Ghetto. A separarli, solo una scala e l’audacia mite di chi non esita a mettersi in gioco fino in fondo. Roma, nell’ultimo anno di guerra, non è «città aperta». I tedeschi, a un passo dalla sconfitta, la stringono in una morsa sempre più spietata, gli alleati stentano ad arrivare, i romani combattono pagando con il sangue ogni atto di ribellione. In una città distrutta dalla fame, dalle bombe, dal terrore, gli ebrei vengono perseguitati, deportati, uccisi, come il più pericoloso e truce dei nemici. E la Chiesa? Mentre in Vaticano si tratta in segreto la resa nazista e il pontefice sceglie, più o meno apertamente, la via della cautela, i luoghi sacri si aprono ad accogliere – sfidando le regole e perfino alcuni comandamenti – chi ne ha bisogno.
Lia Levi
Una bambina e basta
Una bambina e basta è un racconto sull’identità e sui limiti dell’identità minacciata. Se la forza dell’abitudine fa sì che la protagonista, a guerra terminata, continui a definirsi una bambina ebrea, la madre con forza vitale e irriverente la corregge. Lia Levi racconta una storia nella quale è possibile immedesimarsi con estrema facilità, creando una sinergia corale tra autrice, protagonista e lettori.
Giusi Parisi
Bullo, per sempre?
Un bullo può davvero cambiare o resterà per sempre prigioniero del proprio passato? Alessandro è cambiato. Era un bullo, temuto dai compagni di scuola e nemico degli insegnanti. Ora inizia la terza media con serenità e buoni propositi. Le cose, però, iniziano ad andare male molto presto: il padre viene arrestato, il fratello entra in combutta con un ladro per fare soldi facili e Alessandro è coperto di vergogna, e prova una rabbia che riversa ingiustamente sugli altri. Possibile che non riesca a prendere le distanze dal proprio passato? Che debba vivere condizionato dagli errori del padre? Che agli occhi degli altri sia per sempre un bullo? Un libro di narrativa per ragazzi dagli 11 anni, atteso seguito di “Io, bullo – Da una storia vera”, di Giusi Parisi. Un aiuto per ragazzi, genitori ed insegnanti per affrontare un argomento difficile e spinoso come il bullismo. Età di lettura: da 11 anni.
Antonio Ferrara
L’intruso
Nuccio a volte pensa di essersi abituato ai soprusi di Marcello. Ma un giorno, all’ennesima aggressione di quel ragazzo violento, reagisce. Nuccio non ha mai chiesto aiuto ai suoi genitori, contro il bullo. E come poteva? È lui che deve proteggere i suoi genitori. E siccome è un ragazzo, sbaglia. Ma sarà questo errore a gettare una nuova luce nella vita della famiglia. Una luce su cui incombe però un’ombra nera, inquietante… Una storia sulla complessità della vita, su come nel male sia spesso nascosto il bene e viceversa.
Fabia Mustica
L’amico diverso
L’adolescenza, la scuola e le scoperte di ogni giorno, ma anche la discriminazione, l’odio, la paura. Sono queste le sfide che Faruq, sedicenne di origini africane, deve affrontare ogni giorno nel liceo che frequenta a Catania, dove vive con la sua famiglia. Preso di mira da un gruppo di bulli, Faruq attraverserà un percorso difficilissimo, aggravato ulteriormente dall’arrivo della pandemia, in grado però di insegnargli l’accettazione di sé, l’empatia e la pietà. Dalla prefazione dell’autrice: “Spesso la diversità è quella scintilla che fa scattare tra i giovani il fenomeno del bullismo (basta un difetto fisico, anche piccolissimo, un abbigliamento non convenzionale, il colore della pelle o addirittura se sei semplicemente educato o timido). Ho deciso di collocare storicamente questo libro-fumetto nel periodo della pandemia perché ho voluto rimarcare come, di fronte a certi eventi straordinari della vita, quale la diffusione di un terribile virus, la “diversità” diventa marginale e anzi può costituire un valore aggiunto”. Età di lettura: da 11 anni.
Daniele Aristarco
Il giardino dei giusti
Jack La Manna è un attore comico di successo. Sta per andare in onda con il suo show televisivo quando un messaggio inaspettato lo spinge a lasciare gli Stati Uniti e a volare oltreoceano, alla ricerca delle tessere di un mosaico di storie, intrecciate a quella della sua famiglia. Scoprirà che negli anni ’40 del Novecento l’Europa era immersa in una notte assoluta che sembrava non dover finire mai. Eppure, in quell’oscurità, migliaia di piccole luci si accesero. Erano i Giusti tra le Nazioni, uomini e donne non ebrei che durante la Shoah salvarono donne e uomini ebrei rischiando la propria vita, senza trarne alcun vantaggio personale. Presto, però, l’indagine si rivelerà molto pericolosa, perché per ogni uomo giusto che merita di essere ricordato, molti ingiusti vogliono essere dimenticati. E saranno pronti a intralciare la ricerca di Jack, con ogni mezzo.
Nicoletta Bortolotti
La bugia che salvò il mondo
Amos non sa mentire. Cloe inventa bugie continuamente. Amos è figlio di un professore ebreo, Cloe è figlia di un maestro elementare, iscritto al partito fascista, che caccia Amos dalla sua classe proprio in quanto ebreo. Nel 1938, a Roma, i due si incontrano regolarmente sulle rive del Tevere per chiacchierare e pescare. L’ospedale Fatebenefratelli è “il Castello” e il primario Giovanni Borromeo è il “Re”, che nel 1943, quando le SS rastrellarono il ghetto, salverà la vita agli ebrei ricoverati nell’ospedale, raccontando di una malattia (inesistente) da cui sarebbero stati affetti e spaventando perfino i nazisti. A volta la storia è una meravigliosa bugia
Nicoletta Bortolotti
Oskar Schindler il giusto
Sette sono i rami dell’albero della vita
L’incredibile avventura di Oskar Schindler. L’uomo che diventò amico dei nazisti per combattere il nazismo. Il ricco industriale che comprò la vita di migliaia di ebrei, per strapparli alle camere a gas. L’eroe che non perse la speranza, perché era la loro unica speranza.
Sette sono i luoghi in cui si è svolta l’epica avventura di Oskar Schindler, l’uomo che a Cracovia, durante la Seconda guerra mondiale, diede rifugio nella sua fabbrica di stoviglie a migliaia di ebrei. Iscritto al partito nazista, conquistò il cuore nero del male solo per stritolarlo: diventò amico dei più alti funzionari delle SS, corrompendoli con regali lussuosi per comprare la vita dei suoi operai; si guadagnò la fiducia del boia Amon Goth, il sanguinario responsabile del campo di lavoro di Plaszéw; rischiò il tutto per tutto quando, verso la fine della guerra, trasferì la sua azienda in Cecoslovacchia e compilò una lista di 1100 nomi di dipendenti da strappare alle camere a gas. Nomi che non furono vento, ma vita e racconto.
Nicoletta Bortolotti
Exodus
L’11 luglio 1947 Ariel e Daniel, orfani sopravvissuti ai campi di sterminio, s’imbarcano con Ben, la madre incinta e Milly, un’anziana insegnante con un cane ma senza cognome, insieme a oltre 4500 profughi ebrei, senza più casa, famiglia e lacrime. L’Exodus è un vecchio piroscafo capitanato da Yossi Hamburger «Harel» ed è diretto verso la Terra Promessa. Ma a poche miglia dalla costa la nave viene attaccata in un piratesco arrembaggio proprio da coloro che hanno combattuto i nazisti: gli inglesi. Daniel, Ariel e tutti gli altri passeggeri resistono, ma non appena gli inglesi cominciano a sparare, il capitano non può far altro che arrendersi. Sarà la fine di ogni speranza? Un libro di narrativa per ragazzi dai 12 anni di Nicoletta Bortolotti, autrice di “In piedi nella neve”, “La bugia che salvò il mondo” e “Oskar Schindler il Giusto”. Un romanzo, ispirato a una storia vera, che racconta alle giovani generazioni la tragedia dei sopravvissuti alla Shoah e l’epica traversata sull’Exodus verso la Terra Promessa.
Edith Bruck
Lettera alla madre
Scritto all’indomani della morte di Primo Levi, Lettera alla madre è un “dialogo in forma di soliloquio” in cui, accanto a temi cruciali per l’opera di Edith Bruck, quali il racconto del trauma vissuto in prima persona nei campi di concentramento dell’Europa Centrale, la propria diaspora famigliare e il dramma storico della Shoah, l’autrice affronta, attraverso una prospettiva intima, la contrapposizione tra fede religiosa e laicità e propone una profonda riflessione su cosa significhi per un superstite dell’Olocausto avere la responsabilità di esserne testimone. Il confronto serrato e a tratti impietoso con la figura della madre, ebrea ungherese saldamente ancorata alle tradizioni, diventa il luogo per la rievocazione di un’infanzia sospesa tra ricordi e fantasmi, per un’analisi delle proprie scelte e per una interrogazione di sé e del proprio valore testimoniale.
Edith Bruck
Il pane perduto
Per non dimenticare e per non far dimenticare, Edith Bruck, a sessant’anni dal suo primo libro, sorvola sulle ali della memoria eterna i propri passi, scalza e felice con poco come durante l’infanzia, con zoccoli di legno per le quattro stagioni, sul suolo della Polonia di Auschwitz e nella Germania seminata di campi di concentramento. Miracolosamente sopravvissuta con il sostegno della sorella più grande Judit, ricomincia l’odissea. Il tentativo di vivere, ma dove, come, con chi? Dietro di sé vite bruciate, comprese quelle dei genitori, davanti a sé macerie reali ed emotive. Il mondo le appare estraneo, l’accoglienza e l’ascolto pari a zero, e decide di fuggire verso un altrove. Che fare con la propria salvezza? Bruck racconta la sensazione di estraneità rispetto ai suoi stessi familiari che non hanno fatto esperienza del lager, il tentativo di insediarsi in Israele e lì di inventarsi una vita tutta nuova, le fughe, le tournée in giro per l’Europa al seguito di un corpo di ballo composto di esuli, l’approdo in Italia e la direzione di un centro estetico frequentato dalla “Roma bene” degli anni Cinquanta, infine l’incontro fondamentale con il compagno di una vita, il poeta e regista Nelo Risi, un sodalizio artistico e sentimentale che durerà oltre sessant’anni. Fino a giungere all’oggi, a una serie di riflessioni preziosissime sui pericoli dell’attuale ondata xenofoba, e a una spiazzante lettera finale a Dio, in cui Bruck mostra senza reticenze i suoi dubbi, le sue speranze e il suo desiderio ancora intatto di tramandare alle generazioni future un capitolo di storia del Novecento da raccontare ancora e ancora.
Edith Bruck
Signora Auschwitz. Il dono della parola
Una riflessione sulla necessità e il dolore di testimoniare l’orrore dell’Olocausto.
“Un’impacciata studentessa rivolgendomi una domanda mi chiamò ‘Signora Auschwitz’. Luogo che abitava il mio corpo e che mi sentivo anche addosso, come una camicia di forza sempre più stretta, che negli ultimi due anni mi stava letteralmente soffocando, senza che fossi capace di liberarmene.” Ha inizio così il viaggio negli oscuri tormenti dell’anima di una “sopravvissuta”, destinata a dibattersi tra i lacci di una memoria cui non si scappa e il desiderio di liberarsi del peso insopportabile di un passato che la inchioda nel ruolo di “testimone”. Obbligata a rendere conto di un orrore che non si lascia raccontare e rinnova il sentimento di una perdita irreparabile, la “sopravvissuta” non può andare “oltre” e ritrovare una serena normalità, è costretta ogni volta a ricominciare da capo. Eppure al destino non si sfugge e “il dono della parola” è anche il suo eterno tormento. Il dovere di non dimenticare si capovolge nella condanna a ricordare e soffrire e il desiderio di fuga riaccende un insopprimibile senso di colpa. Come se il silenzio sottintendesse un vergognoso tradimento. Un racconto sul dolore della memoria, sulla distanza che lenisce, sull’indifferenza degli altri, sulla disperazione di fronte all’incredulità, sull’eroismo necessario per raccontare l’orrore che si è vissuto. “Chi ha Auschwitz come coinquilino devastatore dentro di sé, scrivendone e parlandone non lo partorirà mai.”
Antonello Capurso
La piuma del ghetto
Leone Èfrati è stato un campione del pugilato italiano. Un peso piuma di grande cuore e temperamento. Nel 1938 sfiora il titolo mondiale negli Stati Uniti, mentre in patria viene cancellato dagli annuari sportivi fascisti e dai giornali. Rimosso perché ebreo. Restare in America sarebbe la scelta più sicura, ma dopo la promulgazione delle leggi razziali decide di tornare a Roma per essere vicino alla moglie Ester e alla famiglia. Ed è in Italia che viene tradito e consegnato ai nazisti. Lo deportano ad Auschwitz e poi a Ebensee/Mauthausen, dove una squadra di kapò e di SS lo massacra di botte per aver difeso il fratello. Nel 1947 sarà un bambino a rendergli per primo giustizia. Romoletto, dieci anni, il figlio di Leone.
Eliselle
Il collegio
Un romanzo ambientato durante la Seconda guerra mondiale che affronta tematiche come le leggi razziali, la lotta delle donne, la Liberazione. Una storia di coraggio, amore, amicizia e Resistenza.
Anna ha dodici anni e un carattere impetuoso. La sua numerosa famiglia è stata divisa dalla guerra, e quando i bombardamenti del 1944 colpiscono la sua casa deve spostarsi in un edificio per sfollati, il Vecchio Collegio, una villa ottocentesca ormai lontana dai fasti dell’epoca. Qui stringe amicizia con Gabriella, una bambina che dice di vedere le anime dei morti, e si scontra con Carlo, capo di una banda di ragazzini. Un giorno, Anna e Gabriella, spinte dalla curiosità, decidono di esplorare la soffitta del vecchio edificio. Dopo averne forzato la porta chiusa a chiave, scoprono che una famiglia ebrea si nasconde tra quelle stanze. Così, quando un reparto di SS irromperà nella cornice un tempo idilliaca del Collegio, Anna, per salvare i suoi nuovi amici, dovrà affrontare con coraggio e amore una sfida pericolosa.
Antonio Ferrara
La guerra di Becky
1943: la piccola Becky vive a Milano ma è costretta a trasferirsi con la sua famiglia sul lago Maggiore, dove il padre ha un albergo, perché la città non è più sicura. Nell’albergo vivono anche altre famiglie di ebrei fuggiti e Becky, con la compagnia di un cane, fa subito amicizia con gli altri ragazzi, in particolare con Johnny, solare e ottimista. L’incubo della guerra sembra tramontato quando l’8 settembre la radio annuncia l’armistizio. Allora un gruppo di soldati nazisti prende possesso dell’albergo, imprigionando Becky, con la sua e le altre famiglie, in una stanza. È solo l’inizio di una terribile tragedia che segnerà per sempre il lago Maggiore: la prima strage di ebrei in Italia. Tratto da una storia purtroppo vera.
Lia Levi
Insieme con la vostra famiglia
Era un sabato, pioveva, nella notte si erano sentiti degli spari nel quartiere ebraico di Roma. Meglio non uscire, aspettare di capire cos’era successo. È stato così che in quel 16 ottobre del 1943 più di mille ebrei sono caduti nella rete della spietata razzia per mano dei soldati tedeschi. Sentir parlare di mille persone strappate con violenza dalla loro casa e destinate a un’ignota sorte è fattore di grande sofferenza ma non è sufficiente. Per forza di cose, non può che essere vissuto come in un unico corpo di dolore. Le singole persone con le loro singole vite non trovano spazio per affiorare. Poveri o ricchi, bambini, giovani, vecchi, coraggiosi o apatici, preparati o sprovveduti, sono questi, uno per uno, a formare le migliaia di esseri umani rimasti vittime di quel “male assoluto”. E forse, oltre all’incontro con i pochi magnifici testimoni sopravvissuti, è la letteratura, insieme alle altre forme creative, la sola in grado di carpire queste diversificazioni. Ecco il motivo per cui la casa editrice E/O nell’ottantesimo anniversario della razzia tedesca del ghetto di Roma ha preso l’iniziativa, come simbolo di partecipazione, di enucleare dai romanzi della scrittrice- testimone Lia Levi quei fermo immagine dove il Sedici Ottobre compare nella sua centralità. Giulio lo scrittore, Lucilla la malata, Ferruccio e Colomba gli innamorati, Elisa la cameriera, Corrado e Graziano gli adolescenti ribelli, Corinna la fragile, possono in qualche modo aiutarci a entrare in sintonia con quella somma di vite che ci gridano “io sono esistito!
Lia Levi
Tutto quello che non avevo capito
Una bambina e basta cresce
Roma è stata appena liberata dalle truppe americane, Lia ha tredici anni e, insieme alla sua famiglia, affronta il tentativo di ritornare a una vita normale, ma tutto è da ricostruire: la vecchia casa che non sembra più la stessa, gli esami da recuperare, le lezioni noiose dal rabbino, le amicizie di un tempo che si sfaldano e quelle nuove che nascono nel quartiere, il cuore che batte per qualcuno che non si conosce ancora… E, in sottofondo, il rumore di un Paese che è irrequieto e affamato quanto la Lia adolescente che si batte con coraggio e passione per rivendicare gli ideali di democrazia e libertà.
Lia Levi
Dal pianto al sorriso
È l’aprile del 2021 quando Lia Levi ritrova per caso questo breve romanzo, più di settant’anni dopo averlo scritto. Era sepolto nel cassetto della sua scrivania, venticinque fogli di carta ingiallita dimenticati nel risvolto del diario della madre: il primo libro scritto da Lia quando aveva solo dodici anni, durante la guerra. È ambientato nel periodo delle Leggi razziali fasciste e dell’occupazione nazista, e protagonista è una famiglia ebrea. Non si tratta però della famiglia della scrittrice, bensì di personaggi inventati: ci sono una mamma e un papà, c’è Marcella, la giudiziosa figlia maggiore, e c’è il fratellino Bobi, che è tutto il suo contrario. Ha già un titolo: “Dal pianto al sorriso”. Il testo originario viene qui riprodotto fedelmente, come prezioso documento storico, accompagnato da un’introduzione dell’autrice e da un dialogo immaginario tra la Lia di oggi e la Lia ragazzina di tanti anni fa.
Lia Levi
Il giorno della memoria raccontato ai miei nipoti
Un libro pieno di saggezza e di amore, che tutti i ragazzi dovrebbero leggere.
In un dialogo fatto di domande, curiosità e riflessioni, Lia Levi racconta il significato del Giorno della Memoria. Attraverso le date della Storia, a partire dal 27 gennaio 1945, ripercorre la sua infanzia segnata dalle Leggi razziali e dall’occupazione nazista. Ma lo fa in modo speciale, rivolgendosi ai suoi nipoti e a tutti i giovani lettori che negli anni ha incontrato nelle scuole d’Italia e che le hanno posto migliaia di domande.
Lia Levi
Una bambina e basta raccontanta agli altri bambini e basta
A venticinque anni dalla prima pubblicazione di Una bambina e basta (Edizioni e/o, 1994), Lia Levi ripercorre la sua storia al tempo delle leggi razziali e ne fa dono ai bambini di oggi. Lia ha appena finito la prima elementare, quando la mamma le dice che a settembre non potrà più tornare in classe. Mussolini, che comanda su tutti, non vuole più i bambini ebrei nelle scuole. In realtà non vuole gli ebrei a Torino, dove Lia abita con la famiglia, né a Milano e nemmeno a Roma. Non li vuole da nessuna parte. Con le valigie sempre in mano, i perché nella testa di Lia crescono ogni giorno. Perché il papà ha perso il lavoro? Cosa importa a Mussolini se alcuni bambini vanno a scuola e altri no? Perché la tata Maria non può più stare con loro? Perché non può essere solo una bambina, una bambina e basta?
Lia Levi
Questa sera è già domani
“Quella storia del troppo piccolo o troppo grande è una scusa, solo una scusa, cerchiamo di essere almeno sinceri con noi stessi. Forse essere ebreo è questo. Tu li cerchi e fuggi, loro ti accettano e ti cacciano”. A ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali, Lia Levi ritorna con un romanzo ispirato a una storia vera: la vita di Luciano, l’amatissimo marito. Una vicenda di disperazione e coraggio realmente accaduta, ma completamente reinventata, che attraverso il filtro delle misteriose pieghe dell’anima ci riporta a un tragico recente passa
Lia Levi
Ognuno accanto alla sua notte
Roma nel periodo delle leggi razziali. Uno scrittore di teatro costretto a nascondersi all’ombra di un “prestanome”; una coppia di giovanissimi, Colomba nella schiera delle vittime designate e Ferruccio figlio di un persecutore, che riesce a strappare dal buio una notte d’amore; un padre e un figlio a duro confronto sul ruolo di una classe dirigente non all’altezza di proteggere il proprio gregge… Tre vicende diverse se pur collegate, in cui Storia e Destino intrecciano il loro enigmatico gioco. Una cornice iniziale, ambientata in una villa toscana nell’epoca contemporanea, tenta di sfiorare il tasto della Memoria nelle sue risonanze fra le generazioni dell’oggi. Un libro emozionante e potente che riesce a coinvolgere e scuotere a fondo il lettore.
Dacia Maraini
Vita mia
In una cronaca vivida, dolorosa, commista a pagine di speranza, di incredulo stupore, attraverso gli occhi di una bambina ripercorriamo i lunghi mesi della prigionia di Dacia e dei Maraini nel campo giapponese.
È il 1943, Dacia Maraini ha sette anni e vive in Giappone con i genitori e le sorelline Toni e Yuki. Suo padre, Fosco, insegna all’università di Kyoto, sua madre, Topazia Alliata, è felicemente integrata nel tessuto della città. Il sogno è la pace, si pensa che la guerra finirà presto. Tutto precipita, invece, quando Fosco e Topazia decidono di non giurare fedeltà al governo nazifascista della Repubblica di Salò. La coppia e le figlie vengono portate in un campo di concentramento destinato ai traditori della patria. Per la famiglia Maraini iniziano gli anni più difficili della loro esistenza: con pochi grammi di riso al giorno, tra fame, malattie, attesa, gelo e vessazioni, dovranno imparare a sopravvivere rinchiusi in un luogo ostile insieme ad altri prigionieri. Una delle voci più importanti della nostra narrativa torna in libreria con il suo libro più intimo, il racconto di un tempo terribile tenuto chiuso per decenni in un cassetto della memoria. In una cronaca vivida, dolorosa, commista a pagine di speranza, di incredulo stupore, attraverso gli occhi di una bambina ripercorriamo i lunghi mesi della prigionia di Dacia e dei Maraini nel campo giapponese. Per non dimenticare gli orrori del Novecento, e per celebrare il coraggio, la fedeltà alle idee, il rifiuto del razzismo di una famiglia che ha lasciato il segno nella Storia, e di chi come loro ha lottato per la libertà di tutti.
Dacia Maraini
Il treno dell’ultima notte
Emanuele è un bambino ribelle e pieno di vita che vuole costruirsi un paio di ali per volare come gli uccelli. Emanuele ha sempre addosso un odore sottile di piedi sudati e ginocchia scortecciate, l'”odore dell’allegria”. Emanuele si arrampica sui ciliegi e si butta a capofitto in bicicletta giù per strade sterrate. Ma tutto ciò che resta di lui è un pugno di lettere, e un quaderno nascosto in un muro nel ghetto di Lodz. Per ritrovare le sue tracce, Amara, l’inseparabile amica d’infanzia, attraversa l’Europa del 1956 su un treno che si ferma a ogni stazione, ha i sedili decorati con centrini fatti a mano e puzza di capra bollita e sapone al permanganato. Amara visita sgomenta ciò che resta del girone infernale di Auschwitz-Birkenau, percorre le strade di Vienna alla ricerca di sopravvissuti, giunge a Budapest mentre scoppia la rivolta degli ungheresi, e trema con loro quando i colpi dei carri armati russi sventrano i palazzi. Nella sua avventura, e nei destini degli uomini e delle donne con cui si intreccia la sua vita, si rivela il senso della catastrofe e dell’abisso in cui è precipitato il Novecento, e insieme la speranza incoercibile di un mondo diverso.
Marilù Oliva
Biancaneve nel Novecento
Giovanni è un uomo affascinante, generoso e fallito. Candi è una donna bellissima che esagera con il turpiloquio, con l’alcol e con l’amore. E Bianca? È la loro unica figlia, che cresce nel disordinato appartamento della periferia bolognese, respirando un’aria densa di conflitti e di un’inspiegabile ostilità materna. Fin da piccola si rifugia nelle fiabe, dove le madri sono matrigne ma le bambine, alla fine, nel bosco riescono a salvarsi. Poi, negli anni, la strana linea di frattura che la divide da Candi diventa il filo teso su un abisso sempre pronto a inghiottirla. Bianca attraversa così i suoi primi vent’anni: la scuola e gli amori, la tragedia che pone fine alla sua infanzia e le passioni, tra cui quella per i libri, che la salveranno nell’adolescenza. Negli anni Novanta, infatti, l’eroina arriva in città come un flagello e Bianca sfiora l’autodistruzione: mentre sua madre si avvelena con l’alcol, lei presta orecchio al richiamo della droga. Perché, diverse sotto ogni aspetto, si somigliano solo nel disagio sottile con cui affrontano il mondo? È un desiderio di annullarsi che in realtà viene da lontano, da una tragedia vecchia di decenni e che pure sembra non volersi estinguere mai: è cominciata nel Sonderbau, il bordello del campo di concentramento di Buchenwald.
Daniela Palumbo / Liliana Segre
Fino a quando la mia stella brillerà
La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea. In poco tempo i giochi, le corse coi cavalli e i regali di suo papà diventano un ricordo e Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine in fuga e arrestata.
Milano, 30 gennaio 1944: dal binario 21 della Stazione Centrale parte il treno diretto ad Auschwitz. Liliana Segre sarà l’unica bambina a fare ritorno. A tenerla in vita in quell’inferno di dolore sono il pensiero di suo padre, deportato come lei, e la speranza di ritrovarlo vivo.
Ogni sera nel campo cercava in cielo la sua stella. Poi ripeteva dentro di sé: finché io sarò viva, tu continuerai a brillare. Un viaggio nell’abisso da cui Liliana riemerge solo grazie all’amore per la vita.
Daniela Palumbo
Le valigie di Auschwitz
Un libro dedicato alla Shoah che racconta le leggi razziali dal punto di vista di 5 bambini ebrei, Jakob, Hannah, Carlo, Emeline e Dawid: la loro vita cambia improvvisamente, drammaticamente, con l’avvento delle leggi razziali che polverizzano i diritti civili degli ebrei. E’ il primo passo per renderli soli, poi il viaggio verso i lager con una valigia riempita in fretta. Nei campi di sterminio non sono più persone, diventano haftling, che in tedesco significa prigioniero, sono chiamati stucke (pezzi) e vengono marchiati con i numeri. L’haftling, se funziona va avanti, quando si rompe viene buttato via. E i bambini sono i primi a essere cancellati dalla follia nazista.
Daniela Palumbo
A un passo da un mondo perfetto
Germania, 1944. Iris ha undici anni, quando si trasferisce con la famiglia in un paese vicino a Berlino. Il padre è un capitano delle SS promosso a vicecomandante del campo di concentramento che sorge laggiù, mentre la madre è una donna autoritaria con una grande passione per i fiori. La nuova casa è bellissima, grande e circondata da un immenso giardino, di cui si prende cura un giardiniere. Di lui Iris sa ben poco, sa solo che è ebreo e che tutte le mattine arriva dal campo, per poí tornarci dopo il tramonto. A Iris è vietato rivolgergli la parola perché è pericoloso, ma la curiosità è più forte di lei. Comincia ad avvicinarsi di nascosto a quello sconosciuto con la testa rasata e la divisa a righe. Comincia anche a lasciargli piccoli regali nel capanno degli attrezzi, in un cassetto segreto, e lui ricambia con disegni abbozzati su un quaderno. Così, giorno dopo giorno, tra i due nasce un’amicizia clandestina fatta di gesti nascosti e occhiate fugaci, un’amicizia in grado di far crollare il muro invisibile che li separa e di capovolgere il mondo perfetto in cui Iris credeva di vivere.
Tea Ranno
Un Tram per la Vita
È il 16 ottobre 1943, nel ghetto di Roma un bambino di dodici anni vede la madre caricata su un camion dei tedeschi, la raggiunge, l’abbraccia, ma lei riesce a spingerlo via. Emanuele, questo il nome del bambino, si nasconde su un tram e inizia un viaggio che lo porterà, fermata dopo fermata, fino al capolinea. Racconta al bigliettaio di essere ebreo e chiede di essere protetto perché i tedeschi lo stanno cercando. L’autista del tram e poi altri dopo di lui aiuteranno Emanuele a restare vivo e al sicuro per tre giorni fino a quando non riuscirà a trovare suo padre. La penna di Tea Ranno racconta la storia commovente di uno degli ultimi testimoni sopravvissuti al rastrellamento nazista di Roma: Emanuele Di Porto.
Ivan Sciapeconi
40 cappotti e un bottone
Una storia luminosa, inedita e sorprendente. Una storia vera. Uno squarcio di ottimismo nell’orrore della Shoah, 40 ragazzi messi in salvo da un’intera cittadinanza. Questo libro è per loro, per i salvati e i salvatori, perché non siano mai dimenticati. Ma anche perché ancora oggi la normalità del loro eroismo ci commuove e ci sfida a non abbandonarci a facili paure e all’indifferenza.
Estate 1942. Alla stazione di Nonantola, in provincia di Modena, scendono quaranta ragazzi e bambini ebrei. Sono scappati dalla Germania nazista grazie all’organizzazione di Recha Freier e, con i loro accompagnatori, stanno cercando di arrivare in Palestina, ma la guerra li ha costretti a continui cambi di direzione: prima la Croazia, poi la Slovenia, ora l’Italia. A Nonantola vengono sistemati appena fuori dal paese, a Villa Emma. Sembra che il peggio sia passato. Ci sono lezioni, assemblee e i più grandi imparano mestieri che un giorno potrebbero essere utili. Tra i ragazzi e le ragazze di Villa Emma c’è anche Natan, che inizialmente vede tutta questa attenzione con sospetto. Bruciano ancora il ricordo del padre trascinato via nella notte, l’addio della madre e del fratello più piccolo. Eppure, a Villa Emma non ci sono stelle gialle da appuntare al cappotto, né ghetti, né retate nella notte. Sembra di essere in un mondo completamente nuovo, dove i contadini portano cibo, il falegname i letti, dove ognuno può fare la propria parte. Con l’otto settembre del 1943, però, a Nonantola iniziano ad accamparsi le truppe naziste e per i ragazzi di Villa Emma c’è una nuova fuga da organizzare. Questa volta non sono soli, però, questa volta hanno un intero paese a lottare per loro.
Lia Tagliacozzo
La generazione del deserto
Lia Tagliacozzo è ebrea, figlia di due sopravvissuti alla Shoah. Quando nel 1938 vennero promulgate le leggi razziali, i suoi genitori erano bambini: durante le persecuzioni il padre si salvò per caso da una retata e restò nascosto in un convento per tutti i mesi dell’occupazione, la madre si rifugiò in un casolare di campagna e poi, dopo la fuga attraverso le Alpi, in un campo di internamento in Svizzera. Ma di tutto questo a casa di Lia si è sempre parlato poco. E lei, da sempre, ha tentato di ricostruire la storia della sua famiglia cucendo insieme le poche informazioni, riempendo i buchi della memoria, indagando tra le omissioni e le rimozioni. Ha scritto tanto, negli anni, trasformando in romanzo le vicende degli ebrei italiani, e ora ha deciso di raccontare la propria storia.
Lia Tagliacozzo
Il mistero della buccia d’arancia
Anna ha i capelli che sembrano un polpo arrabbiato, un fratello rompiscatole – come tutti i fratelli -, due cugine, un cuginetto, due nonni, quattro zìi e una maestra che la fa impazzire. Ma, soprattutto, ha un mistero tutto da scoprire: perché alla nonna Miriam non piacciono le buccette d’arancia caramellate che prepara magicamente il nonno? Per scoprirlo Anna, una bambina ebrea di oggi, si trasforma in una vera detective: dovrà indagare, sottrarre prove e compiere un viaggio nella storia di una famiglia ebrea durante la seconda guerra mondiale. Anna si confronta così con la vicenda drammatica della propria nonna che, bambina anche lei, è stata costretta a fuggire in Svizzera per sottrarsi alla Shoah. “Il mistero delia buccia d’arancia” – rigoroso nella ricostruzione storica e scritto con un linguaggio adatto ai ragazzi dell’ultimo ciclo della scuola elementare e dei primi anni della scuola media – vuole raccontare il passato senza traumatizzare, ma è anche, e soprattutto, una storia di affetto, di vita e di memoria civile.
Lia Tagliacozzo
Tre stelle nel buio
È una mattina di gennaio quando Pupa Garribba entra in una scuola per raccontare agli alunni la sua storia: la guerra e i bombardamenti, la fuga attraversando a piedi le Alpi per cercare rifugio in Svizzera dalle leggi razziali antiebraiche e dalla persecuzione nazifascista. E poi il ritorno in un’Italia distrutta con un futuro tutto da costruire. A raccontare, in quell’aula, c’è anche Lia, figlia di sopravvissuti alla Shoah; c’è la prof Giulia, amante della nostra Costituzione; il custode Ugo, nipote di un partigiano; e poi ci sono Maddi, Franki, Renata, Federico, Ahmed e gli altri studenti, ognuno con le proprie convinzioni e con la propria vicenda, anche di stranieri vittime di pregiudizi. Giovani che fanno domande, riflettono, si arrabbiano, si commuovono, si scontrano; e, progressivamente, prendono consapevolezza. Un romanzo per ragazzi in cui sono protagonisti i ragazzi stessi, perché il loro ascolto non è mai passivo, e ciò che è accaduto tanto tempo fa incrocia il presente. Alla fine del libro vi è la Linea del tempo, filo cronologico che partendo dall’avvento del fascismo in Italia si dipana fino ai nostri giorni, e spiega il valore attuale del Giorno della memoria.
Lia Tagliacozzo
La shoah e il giorno della memoria
In TV c’è un documentario con persone magre vestite di stracci; si parla di Shoah, di giorno della memoria… Giacomo e i suoi amici vogliono saperne di più. E il nonno gli racconta le storie dei suoi amici, testimoni di una pagina della storia da non dimenticare.
Luca Azzolina
Don Ciotti, un’anima libera
Le mafie si possono sconfiggere! C’è chi le combatte ogni giorno con la memoria e con l’impegno, e don Luigi questo lo sa bene. Quando ha fondato l’associazione Libera, ha alzato la voce contro ogni tipo di corruzione e criminalità, mostrando a tutti noi una strada da seguire, lastricata di onestà e coraggio.
Felice Cavallaro
Francesca. Storia di un amore in tempo di guerra
Ci sono l’amore e l’intesa. L’impegno e il sacrificio in un Paese in tempo di guerra. Ci sono gli amici e i nemici, le battaglie e i processi, la vita quotidiana e una parte importante della nostra storia, interrotta improvvisamente quel tragico giorno di maggio del 1992, oscurato dalla strage di Capaci. Al centro della scena è una donna, Francesca Morvillo, insieme all’uomo cui ha scelto di stare accanto fino all’ultimo, consapevole del pericolo: Giovanni Falcone. Le loro vite si intrecciano nella stagione più difficile del conflitto tra lo Stato e Cosa Nostra. Francesca è figlia, sorella, moglie di giudici e magistrato a sua volta. Giovanni lancia la sfida più ambiziosa alla mafia insieme ai giudici del Pool. Felice Cavallaro ne rievoca in queste pagine i caratteri e la complicità, la forza e le debolezze. E ripercorre come in un romanzo le tappe della loro vita, dall’adolescenza al primo matrimonio di lei, dal loro incontro agli anni più felici, dal comune impegno civile alla diffidenza dei colleghi, dall’esilio forzato all’Asinara con il giudice Paolo Borsellino e sua moglie Agnese all’attentato scongiurato nella villa dell’Addaura. Fino agli intrighi più odiosi. Sullo sfondo uno Stato assente, distratto, forse anche colluso. Poi le polemiche per il trasferimento di Falcone a Roma e quel rientro a Palermo per una vacanza che non faranno mai. Dopo l’esplosione a Capaci Francesca sembra ancora in vita. I suoi occhi si aprono per l’ultimo istante. Il tempo di sussurrare poche parole: «Dov’è Giovanni?».
Felice Cavallaro
Sciascia l’eretico. Storia e profezie di un siciliano scomodo
A trent’anni dalla scomparsa dello scrittore di Racalmuto, un viaggio affascinante tra umori, amicizie e battaglie, tra vita e opere che scandiscono i passaggi della nostra storia recente – dal Giorno della civetta al Contesto, da L’affaire Moro a Una storia semplice.
Si è sempre battuto da «eretico» per far prevalere la ragione e il diritto in un Paese che ha spesso preferito le scorciatoie e i gattopardismi. Leonardo Sciascia con le sue invettive e ossessioni ha anticipato temi cruciali della vita pubblica, nodi rimasti drammaticamente irrisolti, dalla lotta alla mafia alla corruzione, dagli errori della macchina della giustizia a quelli dello Stato, dal caso Moro al travaglio di Enzo Tortora, passando da forti intese a grandi contese, da Calvino a Guttuso. Una vita controcorrente, quella dello scrittore siciliano, lungo l’asse fra Palermo e Roma, Milano e Parigi, fra case editrici e commissioni di Montecitorio, o a caccia di stampe antiche e di documenti negli archivi dell’Inquisizione spagnola. Un bilancio dell’eredità di un protagonista del mondo della cultura e della politica sempre attuale.
Gherardo Colombo/Zagrebelsky
Il legno storto della giustizia
All’Italia sembra spettare un non onorevole posto tra le nazioni più corrotte al mondo: ovunque si formino aggregati di potere, lì alligna il rischio del malaffare. Prendendo le mosse da questi presupposti drammatici che troppo spesso consideriamo immutabili e ai quali sembriamo quasi assuefatti, Gherardo Colombo e Gustavo Zagrebelsky si confrontano con schiettezza e reciproco rispetto discutendo da punti di vista diversi e complementari il senso ultimo del nostro vivere in comunità.
Vichi De Marchi
I maestri di strada
A Barra, alla periferia di Napoli, troppi hanno abbandonato la scuola. Li chiamano i dispersi. Bocciati alle elementari, cacciati dalle scuole medie, nessuno li vuole più. Sino a quando incontrano i maestri di strada che si sono inventati una scuola unica al mondo dove i banchi e i libri ci sono ma servono a poco, dove ci sono merende, gite, una paghetta e una stanza molto speciale chiamata Spassatiempo. Un romanzo che – a partire dalle testimonianze di alcuni ex allievi – racconta l’esperienza reale dell’associazione Maestri di strada, nata da docenti, psicologi ed educatori del progetto Chance per il recupero della dispersione scolastica.
Antonio Ferrara
Pusher
In certi quartieri di Napoli ci sono ragazzi che vivono di notte, che spacciano droga, che non vanno a scuola. Ma, grazie a uomini e donne che immaginano i bambini e i ragazzi per ciò che potranno diventare, la notte non è fatta solo per questo. La notte è fatta anche per mostrare il proprio coraggio, lo spirito di sacrificio, la determinazione. La notte è fatta anche di lavori onesti e coraggiosi.
Antonio Ferrara
Papere contro la Mafia. Una storia di Giovanni Falcone.
«La papera rapita era una delle tantissime papere di legno, di ceramica e di altri materiali che collezionavo, a casa e in ufficio. Le collezionavo per ricordarmi di non commettere errori, di non fare più “papere”, appunto, come quella volta all’inizio della mia carriera, quand’ero ancora poco più di un ragazzo». In questo libro Antonio Ferrara racconta ai bambini, con l’ironia che gli è congeniale, Giovanni Falcone, magistrato in prima fila contro la mafia.
Antonio Ferrara
Sangue chiama sangue
Un ragazzo prigioniero in casa condannato da una barbara tradizione, vecchia di centinaia di anni, a diventare vittima sacrificale. Un’insegnante costretta a dargli lezioni a casa perché, se il ragazzo uscisse, verrebbe ammazzato. La vendetta insaziabile di una faida famigliare, il sangue versato che chiede altro sangue, in una terribile catena infinita. Forse un evento imprevisto e formidabile spezzerà questa catena. Ma forse nemmeno quell’evento basterà.
Pietro Grasso
Paolo Borsellino parla ai ragazzi
Una testimonianza civile per le nuove generazioni. Un libro che ripercorre un pezzo di storia italiana e descrive le figure di Falcone e Borsellino, attraverso la voce di un uomo che ha lavorato accanto a loro e che li racconta ai ragazzi per andare oltre lo stereotipo dell’eroe e scoprire chi fossero realmente.
La mattina del 19 luglio 1992 Paolo Borsellino si era alzato molto presto. Per la prima volta dopo tre mesi si era imposto di non lavorare, prima di uscire di casa aveva scritto la risposta a una lettera ricevuta mesi prima da un liceo di Padova in cui i ragazzi lo rimproveravano di non aver presenziato a un convegno sulla mafia e gli ponevano alcune domande sul suo lavoro e sulla criminalità organizzata. Il giudice racconta loro il momento che sta vivendo, con grande consapevolezza e trasparenza, e con il poco tempo che ha a disposizione risponde alle domande dei ragazzi: perché è diventato magistrato? Qual è la differenza tra mafia e camorra? Quali sono gli organismi che le combattono? Alcune di quelle domande rimarranno senza risposta, ma la lettera, rimasta sul suo scrittoio e resa pubblica dalla famiglia, resta una testimonianza straordinaria di quel momento storico e di chi fosse nel profondo Paolo Borsellino. Il libro, partendo da questi documenti, ripercorre un pezzo di storia italiana e descrive le figure di Falcone e Borsellino, attraverso la voce di un uomo che ha lavorato accanto a loro e che li racconta ai ragazzi per andare oltre lo stereotipo dell’eroe e scoprire chi fossero realmente. Una testimonianza civile per le nuove generazioni. Nessuno dei giovani che Pietro Grasso incontra oggi, quando racconta alle platee di ragazzi la propria esperienza di lotta alla mafia, era nato quando Falcone e Borsellino furono assassinati, eppure tutti sanno chi sono e riconoscono nei due giudici un esempio da seguire ancora oggi.
Pietro Grasso
Il mio amico Giovanni
Nel trentennale della strage di Capaci, Pietro Grasso racconta ai ragazzi Giovanni Falcone, la loro amicizia e le tante battaglie vissute accanto al giudice simbolo della lotta alla mafia.
«Piero, tienilo tu. Ho deciso di smettere. Se dovessi ricominciare, me lo dovrai restituire.» Non ne ebbe il tempo. Conservo gelosamente quell’accendino e mi assicuro che risponda al giro della rotella con quella scintilla di fuoco, di forza, di intelligenza, di determinazione, che ricorda gli occhi del mio amico Giovanni.
Pietro Grasso
Storie di sangue, amici e fantasmi. Ricordi di mafia
Da uno dei protagonisti della lotta alla mafia, il ricordo degli anni più duri e intensi dello scontro fra lo Stato e l’organizzazione criminale, trascorsi insieme a uomini e donne che in questa lotta hanno perso la vita.
“Fa rivivere una stagione travagliata e rilevante della nostra storia repubblicana” (Sergio Mattarella). A diversi decenni di distanza dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, Pietro Grasso torna a percorrere le strade di Palermo e rivive gli anni del Maxiprocesso. Riunendo emozione personale e analisi storica del fenomeno mafioso, questo libro diventa la cronaca di una vita passata a lottare contro la mafia accanto ad amici carissimi, simboli di impegno civile, e a contatto con boss sanguinari, che possono trasformarsi in preziosi collaboratori per la ricerca della verità. Un cammino che dagli anni Movanta arriva fino al passato recente, con la cattura di Matteo Messina Denaro. Una lettera a Giovanni Falcone e una a Paolo Borsellino aprono e chiudono il volume, arricchito dalla prefazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, conosciuto da Grasso durante le sue indagini sull’assassinio del fratello Piersanti e ritrovato trentacinque anni dopo ai vertici delle istituzioni repubblicane.
Giovanni Impastato
Mio fratello. Tutta una vita con Peppino
Un racconto che si dipana a partire da un comune della città metropolitana di Palermo, Cinisi, e da una famiglia di agricoltori legati alla mafia locale: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, e suo cognato, Cesare Manzella, ucciso in un attentato, era il capomafia del paese, uno dei boss che per primi individuarono nel traffico di droga il nuovo strumento di accumulazione di denaro e potere. È in questa famiglia che nasce Peppino, e cinque anni più tardi anche Giovanni, dopo che un altro fratello che portava lo stesso nome era morto ancora piccolissimo. È da qui che si sviluppa la vicenda rivoluzionaria, drammatica, coraggiosa e libera del ragazzo destinato a diventare il più contagioso degli attivisti della lotta antimafia. Una storia che non si interrompe affatto con l’uccisione di Peppino, ma che continua per altri quarant’anni intrecciandosi a quella del nostro Paese, e disvelandone spesso complicità e opacità. Quella storia Giovanni l’ha vissuta tutta, camminando con Peppino ben oltre i cento passi che per convenzione distanziavano la loro casa da quella di Gaetano Badalamenti, ‘u ziu Tano. Invecchiando, lui sì, mentre Peppino, suo fratello maggiore, restava per sempre ragazzo. Ma quei passi ora sono diventati milioni.
Francesca La Mantia
La mia corsa. La mafia narrata ai bambini.
«Credo che questo libro possa dare un contributo reale alla crescita di una generazione che, pur non avendo vissuto i capitoli più drammatici del contrasto alle mafie, deve sapere che la minaccia criminale non è sparita, al massimo ha cambiato volto.» – Don Luigi Ciotti
“Mio padre aveva davvero rubato? Non avrebbe potuto chiedere un favore al Santo? Era, come dicevano tutti, colpa dei poliziotti? L’unico modo che conoscevo per frenare le domande nella mia testa era correre: correre veloce fino al mare”.
Francesca La Mantia
Non è colpa della nebbia. La tragedia di Linate narrata ai ragazzi.
L’8 ottobre 2001, alle ore 8.10 una terribile ferita squarcia il cielo di Milano. Un aereo di linea in fase di decollo dall’aeroporto di Linate entra in collisione con un piccolo aereo privato entrato erroneamente in pista. L’impatto causa 118 vittime: è il più grave incidente aereo mai accaduto in Italia, in cui cause e responsabilità restano per molto tempo da chiarire. Marta ha sedici anni e quel giorno maledetto ha perso il suo papà, anche se ignora le circostanze in cui è avvenuto l’incidente: il nonno le ha sempre detto che è stato causato dalla nebbia e lei per anni si è fatta bastare questa spiegazione. Ma un giorno, assistendo al crollo del ponte Morandi, il trauma sepolto dentro di lei riaffiora. Ora Marta è pronta a conoscere e ad affrontare la verità, e a fare la sua parte affinché tragedie come quella che ha colpito la sua famiglia non debbano più accadere.
Tina Montinaro
Non ci avete fatto niente
La storia di Antonio Montinaro, uno dei poliziotti della scorta di Giovanni Falcone, raccontata dalla moglie Tina che da trent’anni è uno dei volti di primo piano nella lotta alla mafia.
«Chiunque fa questa attività ha la capacità di scegliere tra la paura e la vigliaccheria. La paura è qualcosa che tutti abbiamo. Chi ha paura sogna, chi ha paura ama, chi ha paura piange. È un sentimento umano. È la vigliaccheria che non si capisce, e non deve rientrare nell’ottica umana. Io come tutti gli uomini ho paura, indubbiamente non sono vigliacco».
Antonio Montinaro è un ragazzo vivace, che odia le ingiustizie e non sa stare con le mani in mano. Per questo, quando entra in polizia, non si accontenta degli incarichi più semplici ma impara in fretta e chiede di essere trasferito a Palermo, negli anni in cui la lotta alla mafia è più accesa che mai e la città è in guerra. Lì ci sono uomini impegnati a cambiare le cose e Antonio, innamorato del proprio lavoro, vuole fare la sua parte: presto diventerà uno degli agenti più fidati della scorta di Giovanni Falcone. Sempre in Sicilia conoscerà Tina, sua moglie. È proprio lei a raccontare in questo libro la storia di Antonio, che credeva nella giustizia e nello Stato, morto coraggiosamente per difendere il giudice Falcone, e i diritti di tutti noi, nel maggio più buio della storia italiana.
Daniele Nicastro
La giornata contro le mafie
Il 21 marzo non è solo il primo giorno di primavera. È anche la giornata contro le mafie. Filippo e i suoi amici ne scoprono il significato quando, davanti a un capannone, leggono su uno striscione: «Bene confiscato alla mafia».
Daniele Nicastro
Grande
Luca, tredici anni, voleva andare in vacanza con gli amici. Invece gli tocca il soggiorno in Sicilia, nel paese di nessuno. Per fortuna Luca conosce Mario, con motorino e ultimo iphone, che lo invita al bar. Luca non è mai stato in un bar. Quelle sono cose da grandi e lui non vede l’ora. L’estate è salva, ma dietro tutta quella libertà, le feste in piscina e la fratellanza con i nuovi amici si nasconde un nemico feroce e spietato. Il suo nome è Mafia. Eppure Luca sa riconoscere un guaio quando ci finisce dentro. E questo è il più grosso che gli sia mai capitato… Uno straordinario romanzo d’esordio che parla di crescita, di amicizia e di mafia.
Pif
Io posso. Due donne sole contro la mafia
Immaginate di tornare un giorno a casa vostra e di trovarci un costruttore legato alla mafia che vi dice che quella non è casa vostra, ma sua. E che, qualche anno dopo, ve la danneggi gravemente per costruirci accanto un palazzo più grande. E immaginate di dover aspettare trent’anni prima che un tribunale italiano vi dia ragione e vi riconosca un compenso per i danni, che però nessuno vi pagherà mai, dato che il costruttore nel frattempo è stato condannato perché legato alla mafia. E ancora, immaginate che di quella somma, che non riceverete mai, l’Agenzia delle entrate vi chieda il 3 per cento. Questo è quello che, più o meno, è successo a Maria Rosa e Savina Pilliu. “Più o meno”, perché in trent’anni, in realtà, è successo questo e molto altro. Venuti a conoscenza della vicenda, Pif e Marco Lillo hanno deciso di raccontarla in questo libro, con l’intenzione di aiutare concretamente le sorelle Pilliu, e cambiare il finale della storia. Perché questa storia non è ancora finita, e assieme possiamo ribaltare il senso di quell’“Io posso” che sottintende sempre “e tu no”: “Io posso e tu no perché io sono lo Stato e tu no.”
Rosella Postorino
L’estate in cui perdemmo Dio
Ci sono luoghi che sono condanne, che lasciano nelle ossa il peccato dell’origine, come Nacamarina, paese meridionale affacciato sul mare, dove «si vive nel solco di una disgrazia sempre in agguato». E una notte d’agosto la tragedia arriva: il focu, la catastrofe, si abbatte su Laura, Salvatore e sulle figlie Caterina e Margherita, costringendo la famiglia – collusa con la ‘ndrangheta per «parentele inevitabili» – a emigrare in Altitalia. Il viaggio verso il Nord è un gesto di amore che sovverte le regole delle loro terre, preteso da Laura a dispetto della volontà del marito e consumato senza parole né spiegazioni, secondo l’antica legge del silenzio. Caterina e Margherita avvertono nondimeno tutta la paura di quella fuga, che non comprendono ma di cui respirano gli effetti, una paura che ha il sapore della pastina col formaggino – la cena della notte del focu, il piatto del lutto. Nell’intercapedine delle parole taciute, ognuno dei quattro tenta di ricucire lo strappo, ognuno ha una personale storia familiare con cui fare i conti, un peccato originale da scontare. In questo suo secondo romanzo, ambientato durante la guerra di ‘ndrangheta degli anni ottanta, Rosella Postorino intesse i fili delle loro storie, e in particolare quelli della dodicenne Caterina, indagando la contiguità con il male nelle sue ricadute intime, inaspettate – la distorsione dei legami familiari, la collusione inconsapevole, le gabbie da cui ci si sforza di uscire, il bisogno di espiazione. Ne emerge, estrema ribellione al male indecifrabile che percorre ogni pagina, una tensione insopprimibile verso la felicità. L’estate che perdemmo Dio ha vinto il premio Benedetto Croce e il premio speciale della giuria Cesare De Lollis.
Viola Ardone
Oliva Denaro
È il 1960, Oliva Denaro ha quindici anni, abita in un paesino della Sicilia e fin da piccola sa – glielo ripete ossessivamente la madre – che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Le piace studiare e imparare parole difficili, correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema (anche se i film non può andare a vederli, perché «fanno venire i grilli per la testa»), cercare le lumache con il padre, tirare pietre con la fionda a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l’idea di avere «il marchese», perché da quel momento in poi queste cose non potrà più farle, e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio. Quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no. Viola Ardone sa trasformare magnificamente la Storia in storia raccontando le contraddizioni dell’amore, tra padri e figlie, tra madri e figlie, e l’ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa, soprattutto se è imposto con la forza. La sua scrittura scandaglia la violenza dei ruoli sociali, che riguarda tutti, uomini compresi. Se Oliva Denaro è un personaggio indimenticabile, quel suo padre silenzioso, che la lascia decidere, con tutto lo smarrimento che dover decidere implica per lei, è una delle figure maschili più toccanti della recente narrativa italiana.
Ritanna Armeni
Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte
Le chiamavano Streghe della notte. Nel 1941, un gruppo di ragazze sovietiche riesce a conquistare un ruolo di primo piano nella battaglia contro il Terzo Reich. Rifiutando ogni presenza maschile, su fragili ma agili biplani, mostrano l’audacia, il coraggio di una guerra che può avere anche il volto delle donne. La loro battaglia comincia ben prima di alzarsi in volo e continua dopo la vittoria. Prende avvio nei corridoi del Cremlino, prosegue nei duri mesi di addestramento, esplode nei cieli del Caucaso, si conclude con l’ostinata riproposizione di una memoria che la Storia al maschile vorrebbe cancellare. Il loro vero obiettivo è l’emancipazione, la parità a tutti i costi con gli uomini. Il loro nemico, prima ancora dei tedeschi, il pregiudizio, la diffidenza dei loro compagni, l’oblio in cui vorrebbero confinarle. Contro questo oblio scrive Ritanna Armeni, che sfida tutti i «net» della nomenclatura fino a trovare l’ultima strega ancora in vita e ricostruisce insieme a lei la loro incredibile storia. È Irina Rakobolskaja, 96 anni, la vice comandante del 588° reggimento, a raccontarci il discorso, ardito e folle, con cui l’eroina nazionale Marina Raskova convince Stalin in persona a costituire i reggimenti di sole aviatrici. È lei a descriverci il freddo e la paura, il coraggio e perfino l’amore dietro i 23.000 voli e le 1100 notti di combattimento. E a narrare la guerra come solo una donna potrebbe fare.
Ritanna Armeni
Mara. Una donna del Novecento
Mara è nata nel 1920 e ha 13 anni quando comincia questa storia. Vive vicino a largo di Torre Argentina. Il papà è bottegaio, la mamma casalinga. Ha un’amica del cuore, Nadia, fascista convinta, che la porta a sentire il Duce a piazza Venezia. Le piace leggere e da grande vorrebbe fare la scrittrice o la giornalista. Tanti sogni e tante speranze la attraversano: studiare letteratura latina, diventare bella e indipendente come l’elegante zia Luisa, coi suoi cappellini e il passo deciso e veloce. Il futuro le sembra a portata di mano, sicuro sotto il ritratto del Duce che campeggia nel suo salotto tra le due poltrone. Questo è quello che pensa Mara, e come lei molti altri italiani che accorrono sotto il Suo balcone in piazza Venezia. Fino a che il dubbio comincia a lavorare, a disegnare piccole crepe, ad aprire ferite. Tra il pubblico e il privato la Storia compone tragedie che riscrivono i destini individuali e collettivi, senza eccezioni. Quello che resta è obbedire ai propri desideri: nelle tempeste tengono a galla, e nei cieli azzurri sanno disegnare le strade del domani.
Nicoletta Bortolotti
Un giorno e una donna
Con Un giorno e una donna Nicoletta Bortolotti ha scritto un romanzo importante, che è al tempo stesso un’opera di grande valore letterario in grado di far rivivere le passioni e i sentimenti di un’epoca, un’opera di grande valore storico nella ricostruzione perfetta, per quanto immersa nell’immaginazione romanzesca, della vita e dell’opera di Christine de Pizan, e di valore etico, perché l’esempio di Christine possa servire da guida in questi anni non sempre facili
Ha detto che uomini e donne sono uguali e che “una donna intelligente riesce a far di tutto e anzi gli uomini sarebbero molto irritati se una donna ne sapesse più di loro”. Ha detto che bisogna fare studiare le bambine e se solo le donne avessero fatto i libri… Ha detto che le donne non provano piacere a essere stuprate, come molti credono, ma subiscono un dolore senza pari. Lo ha detto un giorno in cui Parigi era un tempo più che un luogo, e l’anno 1405 era un luogo più che un tempo. Lo ha detto nel Medioevo insanguinato dalla Guerra dei cent’anni tra Francia e Inghilterra. Davanti a tutta la corte francese, a re e nobili. Christine de Pizan, nata in Italia, prima storica donna, prima editor, poetessa e scrittrice. Donna. Nicoletta Bortolotti ricostruisce la sua vita, che, dopo un’infanzia meravigliosa al seguito del padre divenuto astronomo reale a Parigi, fu colpita da lutti e rovesci che la lasciarono, giovanissima, vedova e madre. Il risultato è un libro meraviglioso che da un lato sembra provenire dal passato, a partire dalla forma epistolare scelta, che tanti capolavori ha regalato alla letteratura, e che qui si incarna nelle lettere tra una madre e una figlia. E dall’altro è assolutamente moderno. Perché molte delle conquiste sognate da Christine si sono verificate solo in anni recenti, e altre si stanno verificando adesso, o devono ancora farlo.
Nicoletta Bortolotti
Il diario segreto di Marie Curie
Maria, una ciocca di capelli rossi a incorniciare una testa che ribolle di idee, da un po’ di tempo si sente sola: mamma e papà lavorano sempre, Veronica, sua sorella maggiore, è partita per studiare a Parigi e nonna Adele, alla quale era legatissima, ha lasciato un grande vuoto dietro di sé. Chi l’ha detto, però, che sia solo la presenza fisica di qualcuno a farci vincere la solitudine? E così, quando a scuola il professore assegna una ricerca su un grande personaggio del passato, nel silenzio di una biblioteca Maria scopre la figura di Marie Curie: una scienziata unica che, insieme al marito Pierre Curie, ha rivoluzionato la storia della medicina, prima donna al mondo a vincere ben due Premi Nobel. Un modello e forse anche un’amica con cui condividere pensieri e segreti sulle pagine di un misterioso diario… Età di lettura: da 11 anni
Katja Centomo
Franca Viola. La ragazza che disse no.
Durante una vacanza in Sicilia, tre sedicenni apprendono la storia che ha cambiato la storia d’Italia. Nel 1965 ad Alcamo, Franca Viola subiva un sopruso che a quel tempo non era raro. Rapita e violentata dall’uomo che aveva rifiutato, sembrava non avere scelta: perdere la “purezza” costituiva un’onta incancellabile e l’unica soluzione era sposare l’uomo che l’aveva disonorata. Perfino la legge era contro di lei. Se quella legge e quel modo di pensare non esistono più è perchè Franca Viola disse no.
Gabriele Clima
Fiori di Kabul
Una piccola rivoluzione silenziosa attraverso uno dei Paesi con la più alta discriminazione di genere.
Maryam abita a Kabul. Come tante ragazze afgane, ha un padre fedele alla tradizione rigida e ultraconservatrice diffusa nel Paese che nega alle donne ogni forma di libertà. Un giorno, a casa di Maryam, si ferma una straniera. Sta attraversando l’Afghanistan con la sua bicicletta. Per Maryam quell’incontro segnerà una svolta. Alle donne, in Afghanistan, è vietato andare in bicicletta; è vietato protestare, fare sport in pubblico, uscire di casa senza permesso. Ma Maryam sa che le cose si possono cambiare. E quando sarà abbastanza grande per prendere le sue decisioni, sceglierà proprio una bicicletta come strumento di emancipazione. Il suo non sarà un semplice viaggio: sarà un esempio per uomini e donne, una piccola rivoluzione silenziosa attraverso uno dei Paesi con la più alta discriminazione di genere.
Vichi De Marchi
Dentro il cuore di Kobane
Rojava, Siria, 2014. Per due ragazze di quindici anni è una sfida diventare donne in un paese devastato dalla guerra, dove a determinare il loro futuro sono troppo spesso gli uomini, o i proiettili. Delal, costretta a sposare un uomo violento e molto più grande di lei, sogna di fuggire il più lontano possibile dal villaggio in cui vive. La sua migliore amica Aniya ha appena perso sua sorella, uccisa in uno scontro a fuoco contro gli spietati soldati di Daesh. Due destini diversi che si intrecciano una notte, quando le due amiche fuggono insieme per unirsi alle file dell’esercito delle combattenti curde. Decise a rivendicare il proprio libero arbitrio. A riprendere in mano le redini del proprio destino. E a raggiungere Kobane, la città più di tutte simbolo di resistenza e speranza al femminile.
Vichi De Marchi
Chiamami Giulietta
A dodici anni Maria deve lasciare la scuola per andare a fare la domestica in città. Il suo destino è segnato, ma lei non ha nessuna intenzione di accettarlo.
Provincia di Belluno, fine degli anni trenta. Maria è una ragazzina intelligente e vivace, che ama studiare. Tutti i giorni va a scuola con la sua amica Cristina, e lungo il tragitto si divertono a inventare storie e poesie. Maria, tuttavia, proviene da una famiglia povera e il suo destino è già segnato: anche se vorrebbe continuare a studiare, dovrà andare a lavorare come domestica nelle abitazioni dei ricchi, per aiutare i genitori e i fratelli. A dodici anni inizia il suo apprendistato, di casa in casa, per imparare a stare “sotto padrone”: bisogna ubbidire, chinare la testa, essere umili. Maria deve anche allontanarsi da casa e dagli amici, da quel paese di cui conosce ogni pietra e quasi ogni abitante. Comincia così a spostarsi sempre più lontano, prima a Padova, poi a Roma e infine a Milano, sullo sfondo della Seconda guerra mondiale che avanza. Una tappa dopo l’altra, Maria inizierà a maturare, a diventare indipendente e a conquistare la propria libertà. Età di lettura: da 12 anni.
Eliselle
Girlz vs Boyz
Stella e Frances sono due fratelli che nutrono la stessa passione e sin da piccoli si sono dedicati allo stesso sport: il calcio. Il padre dei due ragazzi ha sempre incoraggiato Frances, il più grande ed esuberante, e ha sempre pensato che quella di Stella, più timida e chiusa, fosse una «passione riflessa» dovuta all’ammirazione per il fratello. Eppure Stella non ha mai smesso di allenarsi e di giocare in una squadra femminile della sua città, diventando la migliore bomber in circolazione. Arrivata, però, a una svolta importante per la sua carriera, Stella si ritrova ostacolata dal fratello, che cerca di sminuire i suoi risultati davanti a tutti, compreso il ragazzo di cui è innamorata. Lei non ci pensa due volte e lo sfida a giocare una partita di calcio tra le proprie squadre, femmine contro maschi: chi vincerà?
Antonio Ferrara
A casa tutto bene
Lisa e suo fratello Paolo vivono con la madre e con un padre manesco. Lisa implora diverse volte sua madre di lasciare il marito, ma lei non ci riesce e subisce percosse e umiliazioni. Lisa cerca una vita normale, affetti normali, persone di cui possa fidarsi, soprattutto quando in famiglia la situazione precipita. Una storia di amore e di rispetto, sulla forza che i più piccoli sanno esprimere nelle difficoltà.
Antonio Ferrara
Mia
Quando viene arrestato per il femminicidio di Stella, Cesare ha 15 anni. Dalla cella in cui si trova ci restituisce i pensieri, i ricordi e le ossessioni di una storia di controllo e possesso mascherata da amore romantico. Rabbia, dolore, certezze e rimorsi, si mescolano in un diario che dà conto di tutto quello che Cesare ha costruito e poi distrutto. “Mia” nasce da un percorso di educazione sentimentale e di prevenzione del disagio attraverso laboratori di scrittura per emozioni che hanno coinvolto scuole italiane e straniere, “Ti do i miei occhi”. L’autore ha chiesto a ragazze e ragazzi di pensarsi vittima di una qualsiasi forma di prevaricazione, e di descrivere lo stato d’animo di quella condizione a partire da quanto immaginato, osservato o realmente vissuto. Dai racconti emersi, filtrati dall’autore, sono nati i personaggi, la trama e il linguaggio della storia.
Catena Fiorello Galeano
Picciridda
Quando i suoi genitori sono emigrati in Germania in cerca di fortuna hanno portato con sé solo il più piccolo dei due figli, affidando “la grande”, Lucia, pur sempre picciridda, alla nonna paterna. L’esistenza di Lucia si ripopola degli affetti delle donne della famiglia. Ci sono anche gli uomini, da cui stare alla larga (come dice sempre la nonna) o da scoprire (come sente Lucia). E proprio uno di quegli uomini nasconde un terribile segreto a cui la picciridda si avvicina sempre più, ignara di ciò a cui va incontro…
Angela Iantosca
Ventuno. Le donne che fecero la Costituzione
Chi sono le ventuno donne che hanno contribuito all’elaborazione della Costituzione italiana? Quali sono le loro storie, la provenienza, le battaglie che hanno portato avanti, sacrificando spesso la vita privata e la propria famiglia in nome di un bene comune? Questo libro prova a raccontarlo attraverso le loro stesse voci, con una narrazione in prima persona che restituisce ai lettori la passione di chi ha partecipato alla ricostruzione di un Paese appena uscito da una devastante guerra. Il testo, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di I e II grado, intende ricordare quelle figure, spesso dimenticate, che hanno lottato senza mai tirarsi indietro e mostrare quanta strada ci sia ancora da fare, oggi, per attuare i princìpi e le battaglie di ieri.
Angela Iantosca
Con loro come loro/strong>
In queste pagine Gennaro Giudetti, operatore umanitario, racconta in prima persona il viaggio che da quattordici anni ha scelto di compiere ogni giorno, vivendo a fianco di chi è considerato ultimo. Un viaggio che comincia in mare, con i salvataggi dei migranti, e prosegue nei campi profughi della Libia e in Colombia, in Ucraina e negli ospedali di Codogno e dello Yemen, durante l’emergenza Covid, e in Kenya tra gli ultimi degli ultimi, dove chi non rispetta le regole viene bruciato vivo nei copertoni abbandonati delle auto. Storie che parlano di possibilità, di assenza di pregiudizi, di desiderio di comprendere, vivendo con loro, come loro, nei campi profughi, sotto le bombe della guerra, nelle case famiglia.
Lia Levi
La storia di Anna Frank
Tanto tempo fa Anna viveva felice ad Amsterdam. Ma a 13 anni la sua vita cambiò: per sfuggire ai soldati di un imperatore malvagio, la sua famiglia fu costretta a rifugiarsi in un nascondiglio segreto nella speranza di salvarsi. A tenerle compagnia aveva solo il diario Kitti, al quale confidò i suoi pensieri come a un’amica. Età di lettura: da 6 anni.
Simona Lo Iacono
Il mistero di Anna
Siamo nel 1968. La piccola Anna Cannavò, di dieci anni, frequenta la quinta elementare a Siracusa. È una bambina poverissima. La famiglia vive ai margini della società. Eppure la piccola Anna non se ne accorge. È tutta protesa a carpire il mistero delle parole poetiche che sta impa – rando ad amare. Quando la maestra annuncia in classe che il ministero della Pubblica istruzione ha indetto un concorso e che il premio consiste nel trascorrere una intera settimana a Milano in compagnia di una famosa scrittrice, Anna Cannavò decide di partecipare. Il concorso consiste nello scrivere una lettera alla scrittrice raccontandole la propria giornata. La destinataria è Anna Maria Ortese. Con grande stupore di tutti la piccola Anna Cannavò viene selezionata e parte alla volta di Milano per trascorrere un’intera settimana con la «signora Anna». Arrivata a destinazione, però, la bambina avrà una grande sorpresa. Non c’è solo una signora Ortese, ma due: Anna e la sorella Maria. La piccola Anna si immette nel mondo delle due sorelle Ortese rompendo le solitudini di Anna Maria e accostandosi alla malattia degenerativa della sorella con tenerezza. Attraverso questa e altre storie intrecciate Simona Lo Iacono compie un altro viaggio dei suoi, di quelli che il pubblico in questi anni ha imparato ad amare: alla ricerca di un femminile che è talento e misura, forza e umiltà.
Dacia Maraini
In nome di Ipazia
In queste pagine, la scrittrice che ha dato vita nei suoi romanzi a indimenticabili protagoniste letterarie dà voce alle donne senza nome di ogni Paese in lotta per la dignità. Mettendo nero su bianco un vero e proprio manifesto al femminile, una denuncia appassionata che racconta le schiavitù che sopravvivonoe i muri ancora da abbattere, le libertà negate e la ribellione necessaria. Un appello coinvolgente sul destino femminile contro ogni stereotipo e violenza.
L’astronoma Ipazia, vissuta ad Alessandria nel V secolo d.C., teorizzò in modo inaudito per l’epoca che la Terra non è il centro dell’universo ma un pianeta che gira intorno al Sole. E divenne ben presto vittima dei fanatici cristiani. «Oggi» scrive Dacia Maraini «a quasi duemila anni di distanza ci sono ancora donne che soffrono come lei per la semplice ragione che hanno pensato con la propria testa, che hanno voluto studiare, indagare e opporsi al totalitarismo.» Sono donne maltrattate, insultate, minacciate, che spesso hanno denunciato la violenza domestica, ma non sono state credute. Donne sole e abbandonate. Donne che lottano per i loro diritti in tutto il mondo, dal Medio Oriente all’Occidente. Anche dove ci sembra di poter dire che la civiltà ha raggiunto la sua età più matura.
Dacia Maraini
La lunga vita di Marianna Ucrìa
Marianna appartiene a una nobile famiglia palermitana del Settecento. Il suo destino dovrebbe essere quello di una qualsiasi giovane nobildonna ma la sua condizione di sordomuta la rende diversa: “Il silenzio si era impadronito di lei come una malattia o forse una vocazione”. Le si schiudono così saperi ignoti: Marianna impara l’alfabeto, legge e scrive perché questi sono gli unici strumenti di comunicazione col mondo. Sviluppa una sensibilità acuta che la spinge a riflettere sulla condizione umana, su quella femminile, sulle ingiustizie di cui i più deboli sono vittime e di cui lei stessa è stata vittima. Eppure Marianna compirà i gesti di ogni donna, gioirà e soffrirà, conoscerà la passione.
Dacia Maraini
Corpo felice. Storie di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va.
Una madre che non ha avuto il tempo di esserlo. Un figlio mai cresciuto. Tra di loro, giorni teneri e feroci, sognati eppure vividissimi, ma che non hanno potuto vivere insieme. E un dialogo ininterrotto nel quale si racconta cosa significa diventare donne e uomini oggi. Dacia Maraini reinterpreta la sua storia personale riavvolgendo il filo di una storia tempestosa, quella delle donne, attraverso le parole di una madre a un figlio perduto, il suo, guidandolo in un ideale percorso verso una maturità che abita solo nei ricordi. Una riflessione accurata sul senso del nostro presente e sulle prospettive del nostro futuro, per ricordare che se l’amore arriva a illuminare le nostre vite, quello tra i sessi non deve più essere solo uno scontro, ma l’incontro capace di cambiare le regole del gioco e provare ad agire insieme per costruire una parità di genere.
Dacia Maraini
Chiara di Assisi. Elogio della Disobbedienza
Chiara ha dodici anni appena quando vede “il matto” di Assisi spogliarsi davanti al vescovo e alla città. È bella, nobile e destinata a un ottimo matrimonio, ma quel giorno la sua vita si accende del fuoco della chiamata: seguirà lo scandaloso trentenne e si ritirerà dal mondo per abbracciare, nella solitudine di un’esistenza quasi carceraria, la povertà e la libertà di non possedere. Sta tutta qui la disobbedienza di Chiara, in questo strappo creativo alle convenzioni di un’epoca declinata al maschile. Perché, ieri come oggi, avere coraggio significa per una donna pensare e scegliere con la propria testa, anche attraverso un silenzio nutrito di idee. Un racconto appassionato, segnato da sogni e continue domande, il ritratto intimo e provocatorio di una donna intelligente e volitiva a cui era stata negata la parola.
Dacia Maraini
Trio. Storia di due amiche, un uomo e la peste di Messina.
Sicilia. Anno del Signore 1743. Mentre l’isola è flagellata da un’epidemia di peste che riempie le strade di miseria e morte, Agata e Annuzza tengono viva la loro amicizia a distanza, in punta di penna. Si conoscono da quando, ancora bambine, in convento hanno imparato da suor Mendola l’arte del ricamo. Una ricca e l’altra povera, unite dalla passione comune per i libri – merce rara e poco adatta all’educazione femminile – ora sono due donne: Agata è moglie e madre, Annuzza invece non ha ancora scelto il proprio destino, perché il suo cuore appartiene a Girolamo, il marito dell’amica. Ma gelosia e possesso non guasteranno il sentimento puro e tenace che le lega. Quando tutto crolla, è l’amicizia dalle radici profonde che ci dà il coraggio di ricostruire.
Dacia Maraini
La bambina e il sognatore
Romanzo potente, illuminato per la prima volta da un’intensa voce maschile. Riuscire a dare voce a un giovane padre in lutto per la perdita prematura della figlia è una complessa operazione narrativa. Dare vita a Nani, il protagonista maschile de La bambina e il sognatore, uomo dilaniato dal dolore e afflitto dal desiderio di paternità e dal bisogno inespresso di affermare la propria virilità, è una prova di maestria letteraria. Nani, oramai non più padre né marito, cerca di resistere alla sua perdita di identità assumendo un nuovo ruolo, quello di detective. Da S., cittadina intrappolata nell’immobilità di provincia, è sparita Lucia. La ricerca della bambina, coetanea della figlia, assume ben presto i tratti dell’ossessione: se gli abitanti di S. si sono rassegnati alla scomparsa, Nani non rinuncia all’idea che Lucia sia ancora viva.
Dacia Maraini
La vacanza
Un romanzo controverso e necessario, oggi più che mai contemporaneo, che in una lingua asciutta e vibrante ci consegna una protagonista che anticipa e racchiude in sé tutte le donne di Dacia Maraini.
Uscito nel 1962 e scritto in pieno boom economico, La vacanza è il primo romanzo di Dacia Maraini, una storia perturbante che racconta la scoperta della sensualità da parte di una ragazzina nell’estate del 1943. La voce narrante è quella di Anna, orfana di madre, che esce dal collegio per trascorrere le vacanze sul litorale laziale col padre e la matrigna. È ancora una bambina, ma è col corpo di una donna che Anna mette piede con incoscienza e curiosità nel mondo dei maschi adulti. E mentre il rombo degli aerei – il suono della guerra – rompe la quiete sonnacchiosa di giornate fatte di gite in pattino e appuntamenti ai bagni Savoia, Anna diventerà grande suo malgrado, scoprendo la propria femminilità di fronte all’ebete incredulità di uomini giovani e vecchi, in un contesto borghese e ipocrita che di lei sa solo approfittarsi. Un romanzo controverso e necessario, oggi più che mai contemporaneo, che in una lingua asciutta e vibrante ci consegna una protagonista che anticipa e racchiude in sé tutte le donne di Dacia Maraini.
Dacia Maraini
Tre donne. Una storia d’amore e disamore
Le tre donne protagoniste del romanzo, una nonna, una figlia e una nipote, costrette a convivere in un piccolo spazio, e a sopportarsi a vicenda, appartengono a tre età diverse, a tre tempi interiori sfasati l’uno con l’altro e non hanno niente in comune se non il fatto di redigere tutte e tre un diario, ciascuna a modo suo. La nipote nel modo più tradizionale, in un quaderno segreto che nasconde nei piccoli spazi più celati della casa; la madre scrivendo lettere a un corrispondente lontano; la nonna registrando la propria voce in un continuo reportage di se stessa. Nella dimensione privata si apre lapersonalità eccezionale di ogni donna.
Daniele Nicastro
Stalker
Floriana va alle superiori, ama gli amici e la sua indipendenza. Un giorno, al parco, un ragazzo le chiede come si chiama e lei pensa che sia il solito che vede una tizia carina e ci prova, perciò non risponde. Una settimana dopo eccolo di nuovo: la ferma per strada, la aspetta davanti alla scuola, poi sotto casa. E la chiama per nome, le intasa il telefono di messaggi. È l’inizio di un vortice di paura che dura tre lunghi mesi. Floriana si chiede in se stessa, non mette più le gonne, esce di casa solo se costretta. Vorrebbe chiedere aiuto, ma prima deve imparare a chiamare il ragazzo che la perseguita col suo vero nome: stalker.
Marilù Oliva
L’Eneide di Didone
Con audacia e talento, Marilù Oliva entra nei pensieri e nei sentimenti di una delle più appassionate e tragiche eroine della letteratura d’ogni tempo. Arricchendone la vicenda non solo di sfumature e intuizioni, ma di avvincenti e inattese svolte narrative, dimostra ancora una volta l’inesauribile potenza del mito. E delle donne.
Didone ha conquistato con l’astuzia una terra per il suo popolo, i Fenici, sulle coste africane. Regina senza re, ha fondato Cartagine, l’ha cinta di mura, l’ha dotata di leggi. Ma è assediata dall’avidità dei capi nomadi, stanca delle quotidiane fatiche diplomatiche, preoccupata per il futuro e si sente sola. Un giorno approdano le navi degli stranieri: sono fuggiti da Troia in fiamme e li guida un eroe di cui lei ha udito cantare le gesta, Enea. Comincia così una delle più grandi storie d’amore, tradimento e disperazione mai raccontate, immortalata nell’Eneide di Virgilio. Ma c’è una voce da cui non l’abbiamo mai sentita narrare: quella della protagonista, Didone stessa, donna forte e sopravvissuta a mille traversie che pure si uccise per amore. O almeno, questo è ciò che sappiamo. Ma come sono andate «davvero» le cose? Qual è la versione al femminile dietro alla partenza di Enea da Cartagine e al suo viaggio verso la penisola italica, che portò alla fondazione di Roma? Meglio di chiunque altra lo sanno forse due dee, Giunone e Venere: l’una è la guida agguerrita di Didone, l’altra è l’amorevole protettrice di Enea. E un conflitto divino farà da sfondo a una sorprendente avventura umana sulle due sponde del Mediterraneo, che cambierà le sorti del mondo.
Marilù Oliva
L’Iliade cantata dalle dee
Riportando in vita l’Iliade come un coro di voci femminili, Marilù Oliva ribalta la prospettiva sulla più maschile delle vicende, la guerra, riappropriandosene a nome di tutte: delle troppe vinte, umiliate, violate, ma anche delle poche vincitrici apparenti, destinate ad afferrare trionfi effimeri come la vendetta. Un’epica potente, commovente, palpitante: indimenticabile.
Chi combatte sotto le mura di Troia? Gli eroi, ma anche gli dèi e, con molto accanimento, le dee. Dopotutto, questa immane contesa è stata scatenata da una rivalità tra divine: la famosa mela d’oro assegnata da Paride ad Afrodite, che in cambio gli ha dato Elena. E così, con occhi femminili stavolta è raccontata l’Iliade. È Atena a parlarci dell’ira di Achille, ed è la madre dell’eroe, Teti, a spiegare i moti dell’animo di suo figlio, le sue scelte che tanto sangue costeranno ai due eserciti. Afrodite tiene un occhio sul campo di battaglia e un altro sui suoi protetti Paride ed Enea, di cui ci narra le gesta, senza nascondere le proprie ingerenze. La sua rivale Era, per contro, tifa per i Greci e cerca di favorirne la vittoria. E poi ci sono due donne speciali, l’una figlia di Zeus, l’altra toccata da Apollo: Elena e Cassandra, che da dietro le mura di Troia testimoniano il fato atroce dell’altra metà del cielo in ogni conflitto. Ma di chi è la voce che grida la sua disperazione e si predispone al sacrificio, mentre la città brucia? È la moglie di Enea, Creusa, una protagonista che la storia ha lasciato indietro ma che ha qualcosa di molto importante da rivelare.
Marilù Oliva
L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre
L’Odissea raccontata, per quadri, in prima persona dalla voce delle protagoniste. Un curioso e riuscito alternarsi di punti di vista che fa vibrare di nuova vita un classico immortale, rendendolo accessibile a un pubblico più vasto e combinando spessore narrativo, valore didattico, e uno sguardo universale sulla varietà e sulla verità dei sentimenti.
C’è Calipso che deve lasciar andare Ulisse sebbene ne sia innamorata, c’è Nausicaa seduttrice immatura ma pericolosamente potente, c’è Circe dominatrice che disprezza gli uomini ma allo stesso tempo ne ha bisogno, ci sono le Sirene incantatrici e distruttrici, c’è Euriclea la nutrice e naturalmente Penelope la sposa in attesa. Ciascuna narra la sua parte della celebre epica, portando il proprio, inedito, punto di vista e ribaltando la prospettiva unica dell’eroe maschile nella polifonia del femminile. E tra l’una e l’altra donna parla Atena, “dea ex machina”, che sprona sia Telemaco sia Ulisse a fare ciò che devono: la voce della grande donna dietro ogni grande uomo.
Daniela Palumbo
Noi, ragazze senza paura
Margherita Hack, Denise Garofalo, Franca Rame, Franca Viola, le maestre marchigiane, Ilaria Alpi, Alda Merini, Teresa Mattei… scienziate, giornaliste, maestre, rivoluzionarie: donne italiane molto diverse tra loro, ma tutte indipendenti, fuori dagli schemi, coraggiose. Note, meno note o sconosciute, le ragazze che hanno ispirato le otto storie di questo libro un giorno hanno guardato in faccia le loro paure e hanno detto “no”. A volte pagando un prezzo altissimo, a volte semplicemente scegliendo di vivere la propria vita così come desideravano. Il loro gesto ha rotto con il passato, abbattuto muri, scardinato pregiudizi e, soprattutto, tracciato la strada per il più grande sogno di ogni ragazza a venire: la libertà.
Adriana Pannitteri
Il sangue delle donne
Più vittime della mafia. Il confronto tra reati può sembrare paradossale ma negli ultimi anni abbiamo acquisito una consapevolezza: troppe donne muoiono per mano dei loro compagni. Chi si salva ha sul proprio corpo ferite profonde e devastanti, reclama giustizia e lotta perché non ci siano altre vittime. Le leggi, come il Codice Rosso, hanno posto al centro della politica e dell’opinione pubblica il tema, ma sono ancora troppi i nodi scoperti. I media parlano ogni volta dell’ennesimo femminicidio e quel termine, ennesimo, è entrato nel lessico – per paradosso – fino a diventare una abitudine alla quale rischiamo di rassegnarci. Storie drammatiche che talvolta potevano essere evitate. La denuncia non basta e lo testimoniano i figli doppiamente orfani di queste donne. Che cosa è mancato? Che cosa dobbiamo cambiare? Come vincere la rassegnazione? Come non lasciare sole queste persone superando burocrazie e indifferenza delle istituzioni? Un filo rosso unisce questi incontri e queste tragedie.
Giusi Parisi
Baghdad Rock
Sally ha quattordici anni e vive a Baghdad. La sua famiglia è di fede islamica e suo nonno è fortemente tradizionalista, ma lei veste all’occidentale, adora il rock e si dichiara una «ragazza non appartenente». La passione per la musica le vibra dentro e riempie il suo mondo, e quando il suo amico Moosa le offre la possibilità di suonare una batteria e di creare una band Sally ne è entusiasta. Sa, però, che le persone che ha intorno non le permetterebbero mai e poi mai di seguire questo sogno, e se scoprissero che suona nascosta in un magazzino con dei ragazzi le conseguenze per lei sarebbero gravissime. Ma la sua bravura non può restare nascosta, e presto, proprio a causa del suo talento, Sally vedrà il suo futuro messo a repentaglio e dovrà lottare con tutta se stessa per affermare il diritto a essere libera, a essere quella che è.
Rosella Postorino
Le assaggiatrici
Rosa Sauer, la protagonista, è una delle assaggiatrici di Hitler. Ogni giorno viene prelevata dalla casa di campagna in cui vive con i suoceri ed è condotta alla “tana del lupo”, la dimora top secret in cui si nasconde il Führer. Ogni giorno Rosa e nove “colleghe” assaggiano i piatti che escono dalle cucine di Briciola, il cuoco di Hitler, per scongiurare ogni possibile tentativo di avvelenamento.
Elisa Puricelli Guerra
#siamolavostravoce
Feriel è nata in Italia, i suoi nonni sono emigrati dall’Iran nel 1979, quando nel Paese è scoppiata una rivoluzione che ha instaurato la repubblica islamica. A quattordici anni si ritrova catapultata per la prima volta a Teheran, in un momento storico per l’Iran. Muore una giovane donna, Mahsa Amini, mentre è in custodia della polizia morale perché qualche ciocca di capelli le spunta dal velo, obbligatorio per legge. Le donne di tutto il Paese si ribellano per rovesciare un regime che le vorrebbe invisibili. Feriel e i cugini Bita e Firuz si uniscono a loro, insieme al resto della popolazione. A dispetto della feroce repressione del regime, i tre ragazzi trovano un modo clandestino per fare arrivare al mondo le voci e le battaglie del popolo iraniano, e non si arrenderanno fino a un ultimo, decisivo atto di ribellione. Un libro di narrativa per ragazze e ragazzi dai 12 anni, per capire i valori della libertà, dell’uguaglianza, della democrazia e della giustizia. Una storia che racconta una straordinaria rivolta che vede le giovani iraniane in prima linea contro l’oppressione di un regime arcaico e tirannico.
Tea Ranno
Sentimi
Durante una notte surreale, e nello stesso tempo fin troppo reale, una donna, una scrittrice, tornata nel paese siciliano dove è nata, ascolta decine di voci che giungono da un altrove indistinto, che si fanno strada in una nebbia strana, inquietante. Sono voci di donne morte, che vogliono raccontare le loro storie perché la scrittrice le trascini fuori dall’oblio. Sono storie dolorose, a volte tragiche, che hanno una caratteristica in comune: in tutte, l’umanità delle protagoniste, la loro complessità emotiva e intellettuale tutta femminile, viene annullata nella dicotomia maschile della donna “santa o buttana”. Ma non solo per raccontarsi, i fantasmi di queste donne parlano all’autrice: c’è anche un’altra storia, che tutte le coinvolge, e che vogliono si sappia. La storia di Adele, figlia di Rosa, ma non del suo legittimo marito, Rosario. E la colpa più grave di Adele è quella di avere i capelli rossi, come il suo vero padre, segno inequivocabile del tradimento. Per questo Rosario passerà il resto della sua vita nel tentativo di uccidere la bambina. E per questo le donne del paese, le stesse donne che si raccontano, faranno di tutto per salvarla. Perché levare almeno la piccola Adele dai meccanismi mentali malati di questi maschi brutali, ancestrali e irredimibili, vorrebbe dire aver salvato tutte loro.
Giusy Sciacca
Virità
Qual è la verità? Domanda sbagliata. La verità non è mai solo singolare, ma di certo è femminile.
«Questo libro è senz’altro un bell’esempio di sorellanza, svela come una regione non possa essere raccontata da una persona sola ma da un mosaico di sguardi, e come quegli sguardi, se sono femminili, non possano che parlarsi tra loro, seguendo insieme il filo rosso dei simboli, dalle triscele, ovvero l’antica raffigurazione dell’isola, fino alle storie di ninfe e di dee, di principesse e creature mostruose, passando per la nomenclatura, il gesto da cui si snoda il senso che diamo ai luoghi» – Nadia Terranova, Robinson
Le protagoniste di questi venti racconti, stanche di essere spesso dimenticate o travisate, prendono la parola per narrare loro la storia e spiegare al lettore la propria versione dei fatti. Alcune abitano sull’Isola dai tempi del mito, altre sono partite per poi ritornare, altre ancora sono arrivate in epoche più moderne, fino a giungere agli albori del Novecento. Sono dee, artiste, nobildonne, talvolta sante, ma anche rivoluzionarie, eretiche, scienziate. In una parola, donne. E non aspettano altro che essere ascoltate. Il volume – che è il risultato dell’intreccio di queste singole voci, scelte e filtrate dalla scrittura dell’autrice – diventa così plurale. Come la parola virità, femminile singolare-plurale.
Viola Ardone
Grande Meraviglia
«L’amore è incomprensibile, una forma di pazzia».
Nel candore dello sguardo di Elba il manicomio diventa un luogo buffo e terribile, come la vita, che Viola Ardone sa narrare nella sua ferocia e bellezza.
Dopo il successo internazionale de Il treno dei bambini e di Oliva Denaro, Grande meraviglia completa un’ideale trilogia del Novecento. In questo magnifico romanzo di formazione, il legame di una ragazzina con l’uomo che decide di liberarla rivela il bisogno tutto umano di essere riconosciuti dall’altro, per sentire di esistere.
Elba ha il nome di un fiume del Nord: è stata sua madre a sceglierlo. Prima vivevano insieme, in un posto che lei chiama il mezzomondo e che in realtà è un manicomio. Poi la madre è scomparsa e a lei non è rimasto che crescere, compilando il suo Diario dei malanni di mente, e raccontando alle nuove arrivate in reparto dei medici Colavolpe e Lampadina, dell’infermiera Gillette e di Nana la cana. Del suo universo, insomma, il solo che conosce. Almeno finché un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, non si ficca in testa di tirarla fuori dal manicomio, anzi di eliminarli proprio, i manicomi; del resto, è quel che prevede la legge Basaglia, approvata pochi anni prima. Il dottor Meraviglia porta Elba ad abitare in casa sua, come una figlia: l’unica che ha scelto, e grazie alla quale lui, che mai è stato un buon padre, impara il peso e la forza della paternità. Con la sua scrittura intensa, originale, piena di musica, Viola Ardone racconta che l’amore degli altri non dipende mai solo da noi. È questo il suo mistero, ma anche il suo prodigio.
Luca Azzolini
Dragon Game
Saprai affrontare tutte le tue paure? Provaci… Inizia Dragon Game.
Samuel sa bene che un sacco di paure gli «tremano» contro. A scuola le cose non vanno bene, né con i compagni né con gli insegnanti. La prima media è dura, ed è così che scopre Dragon Game. Ne parlano tutti – anche Sarah, la sua unica amica – e l’app lo conquista subito, appena vede la creatura che lo guiderà nel gioco: un drago bianco. Dopo un duro scontro con un gruppo di bulli che gli dà il tormento, però, schiacciato dal terrore, Samuel si ritrova catapultato nel gioco, in un mondo fantastico e selvaggio dove lo attende una sfida incredibilmente ardua: affrontare tutte le sue paure. Per vincere dovrà scoprire il coraggio che risiede in lui. Prima che sia troppo tardi. Prima che il tempo scada. Prima di rimanere prigioniero del gioco.
Roberto Bratti
La mia vita senza social
Dafne e Luca vanno a scuola assieme ma non si conoscono poi tanto. Sono molto diversi: lei vuole diventare una influencer, lui non ama per niente i social. Eppure c’è una specie di calamita che non fa che spingerli ad avvicinarsi. E quando Dafne, intenzionata a guadagnare nuovi follower, farà uno dei peggiori errori della sua vita, Luca saprà starle vicino e aiutarla a cambiare.
Roberto Bratti
Youtuber per caso
Alfredo è un vero nerd: adora i fumetti le serie tv e la tecnologia. Da grande vorrebbe fare lo Youtuber ma per ora il suo canale ha solo diciassette iscritti… Un giorno però mentre è in diretta video sua madre entra in camera e gli urla che la cena è pronta. Che vergogna! Ora hanno visto tutti che lui è un mammone. Alfredo è imbarazzato e arrabbiato e urla a sua madre di andarsene trattandola malissimo. È l’inizio del suo successo: il video viene condiviso da un giovane rapper e nel giro di poco tempo fa migliaia di visualizzazioni. Alfredo sembra aver coronato il suo sogno e la sua vita cambia in un soffio. Ma quale sarà il prezzo del suo successo?
Fabrizio Biggio
L’incredibile storia dell’omino nel naso
Una strana coppia per una missione impossibile! Saverio ha 11 anni e si sente ormai un ragazzino. I genitori però, lo chiamano ancora “Saveriuccio” e questa cosa gli dà molto fastidio. Ma questo è purtroppo solo uno dei tanti pensieri che ha per la testa, che crescendo diventano sempre più complicati. Di lì poco accade un fatto che cambia per sempre la sua vita: un omino si affaccia dal suo naso, urlando e lamentandosi che nel suo cervello non c’è più abbastanza spazio. Prima aveva un grande appartamento con tutte le comodità. Adesso tutto il cervello è occupato da pensieri e problemi. Il piccolo omino del naso capisce che l’unica soluzione è aiutare il ragazzo a risolvere i suoi problemi, per liberare lo spazio nel cervello e tornare a vivere agiatamente come un tempo. Ma l’impresa si rivelerà non facile: i problemi di un preadolescente sono una bella grana! Età di lettura: da 8 anni.
Fabrizio Biggio
L’incredibile storia della bambina nata come un fiore
Fiorella è una bambina speciale perché nata dalle lacrime versate su una zolla di terra dalla sua mamma, incapace di mettere al mondo una figlia. Quando le speranze dei genitori sembrano ormai sfumate, i due si accorgono che dal terreno sta nascendo non una piantina ma una bambina in carne e ossa. Iniziano così a prendersi cura di Fiorella come di una pianta, innaffiandola e concimandola con incredibile dedizione. La bambina cresce sana e forte e con lei anche i suoi capelli che sono le radici che la tengono ancorata a terra. E ogni volta che i capelli crescono un po’, lei può allontanarsi dal suo cortile sperimentando la vita. Sarà il fortunato incontro con il suo innamorato Itoshi a dare alla sua esistenza una piega davvero inaspettata. Il ragazzo infatti le chiederà di sposarla e di partire per il Giappone pur sapendo che ci vorranno anni e anni per arrivarci dovendo spostarsi per tappe in base alla lunghezza dei suoi capelli. La vita di Fiorella e Itoshi si trasformerà in un’esperienza stupefacente che li porterà a conoscere il mondo e l’incredibile varietà dei popoli che lo abitano. Ed è durante questo lunghissimo viaggio che Fiorella capirà quanto gli uomini appartengano a un’unica grande famiglia dove tutti siamo uguali e sono capaci di grandi slanci, di generosità e di cooperazione. Età di lettura: da 8 anni.
Michele Caccamo
L’alfabeto inutile. Monologo per un Hikikomori.
L’alfabeto inutile è una preghiera laica, un atto di dolore e pentimento da parte di un padre per il figlio hikikomori, uno dei circa 140.000 casi italiani. Nel dubbio di meritare il castigo dell’esilio del figlio,
il protagonista sembra persino chiedergli misericordia, una grazia di liberazione. Il figlio non esce mai dalla sua stanza buia, né per lavarsi, né per mangiare, quanto meno non alla presenza del padre. E al padre non resta che parlare ad alta voce, chiedendo scusa, sperando che il figlio intercetti qualche benefica emozione, o la sensibilità e la discrezione con cui l’uomo vive la sua vertigine del vuoto.
Gabriele Clima
Black Boys
Ispirato a una storia vera, un romanzo di formazione che mette in scena le dinamiche del branco, la fragilità dell’adolescenza e il bisogno di scegliere, prima ancora che tra giusto e sbagliato, fra quello che siamo e quello che vogliamo diventare.
«Avevo sentito lo stomaco contrarsi, e avevo pensato che era quello che avrei dovuto fare. Allora sì che sarei stato davvero un combattente. Avrei cercato quell’uomo, l’avrei trovato e gliel’avrei fatta pagare».
Alex, sedici anni, è appena entrato nei Black Boys, un gruppo violento di azione giovanile. Il suo obiettivo è trovare il “nero” che ha causato l’incidente in cui suo padre ha perso la vita e dargli una lezione. I Black Boys sono disposti ad aiutarlo, ma in cambio Alex parteciperà alle azioni punitive che il gruppo organizza. È durante una di queste che Alex perde il controllo della situazione e un uomo finisce in ospedale. Alex è sconvolto, tanto più che un testimone lo ha visto ed è stata aperta un’indagine. Tenta quindi di uscire dai Black Boys, ma il leader del gruppo lo minaccia. Schiacciato fra le pressioni dei compagni e il peso di scelte sempre più difficili, Alex si ritrova in una spirale che giorno dopo giorno gli si stringe intorno inesorabilmente. Solo quando si troverà davanti agli esiti più estremi delle proprie azioni, prenderà consapevolezza della follia a cui il suo desiderio di vendetta lo ha portato. Un romanzo sui sentimenti difficili e indecifrabili dell’adolescenza, e sulla follia dell’odio e del razzismo in cui a volte, senza nemmeno rendersene conto, si viene risucchiati.
Gabriele Clima
Te lo prometto
Un romanzo che è un inno alla vita e un invito ad assaporarne ogni singolo, preziosissimo istante.
Quando Agnese entra in ospedale per la prima volta, nel maggio del 2013, ha sette anni, due sorelle e una leucemia linfoblastica acuta. Ma soprattutto ha voglia di vivere, un desiderio incontenibile che supera ogni confine. Lo sanno bene Miriam, Titti ed Ester, che si prenderanno cura di tutto il suo iter ospedaliero sostenendola giorno e notte, anche quando il trapianto di midollo apparirà inevitabile. Con loro Agnese imparerà la bellezza delle piccole cose, uno sguardo, un sorriso, un maglione con le renne sopra, un pesce rosso messo per gioco in una sacca per la flebo; imparerà che ci sono persone che della vita si prendono cura come delle piante, coltivandola e facendola fiorire. E quando, all’età di tredici anni, lascerà per sempre gli ospedali, Agnese sentirà di amare la vita, se possibile, ancora più di prima.
Claudia Conte
La voce di Iside
Iside è una diciottenne che si è gradualmente isolata in un mutismo selettivo a seguito della pandemia e di problemi familiari. Incuriosita da un bando del servizio civile, si approccia al volontariato, interessandosi alla violenza di genere. In un tempo segnato da un vuoto di valori, il libro si propone di promuovere la cittadinanza attiva e la responsabilità sociale come cura del disagio giovanile. Con Iside scopriamo le sfide e le fragilità adolescenziali, ma anche il grande potenziale della rete del terzo settore e del volontariato, per dare significato alla propria esistenza e contribuire positivamente alla società.
Daniela Dawan
Qual è la via del vento
Un sorprendente romanzo di formazione che rivela le domande più intime degli adolescenti e la loro ricerca di risposte per il futuro.
Questa è la storia di quattro amici liceali e della zia di uno di loro, un tipo tosto che protesta in piazza per Fridays for Future e sa raccontare storie. Ed è proprio a casa sua, nel centro esatto di Milano, che i quattro scopriranno per caso una botola segreta che li condurrà nei sotterranei di un antico monastero benedettino, un luogo di torture dove venivano segregati eretici e prigionieri al tempo della peste. Nel “mondo di sotto”, alla luce fioca del cellulare, i ragazzi scopriranno l’ombra creduta vera di un monaco: Gunotto da Pavia, conosciuto proprio grazie ai racconti della zia. Ma cosa vorrà mai da loro e perché gli appare all’improvviso? «La magia e la realtà sono legate. Se ci credi è magia: sei tu che la fai esistere credendoci. Se non ci credi è realtà», dice Antonio che ama traverstirsi da Aiace e scrive poesie bellissime. Omar e Olivia, legati a doppio filo, si troveranno così a fare i conti con una parte di loro tenuta – chissà poi perché – segreta: l’omosessualità di uno e le illusioni d’amore dell’altra. E infine Nina, solare e combattiva, felice di farsi trasportare in un altrove che aprirà squarci inattesi nella sua vita familiare. Il viaggio sotterraneo cambierà per sempre il loro destino?
Ornella Della Libera
I nuovi casi dell’agente speciale Blondie
Blondie è stata una delle prime donne poliziotto d’Italia. Per diventare un agente di Polizia, bisognava superare un addestramento durissimo, degno di un marine. Da allora Blondie non ha mai smesso di svolgere con passione il suo lavoro, in nome della legalità e difesa dei più piccoli e innocenti. Sono loro i protagonisti di queste storie, ragazzi che talvolta sono costretti a combattere contro mostri tanto più grandi di loro. Ma con un angelo con la pistola come Blondie, i cattivi hanno le ore contate…
Ornella Della Libera
Florian del cassonetto
Florian, dieci anni, è un bambino rom che vive in un campo nomadi di una grande città. Accolto come un figlio da Violeta, cresce insieme ai fratelli sentendosi uno di loro, fino al giorno in cui guarda per la prima volta con occhi diversi la vita al di fuori del campo, la vita dei bambini che vanno a scuola, hanno tutto e sono coccolati da tutti. E una volta accesa la curiosità per quel mondo così diverso dal suo, non è più possibile tornare indietro…
Ornella Della Libera
Crudo
Inizia sempre per gioco. Ma è un gioco crudo, che intrappola chi ci cade dentro. E lascia senza speranza… finché non si accende la luce di una via d’uscita.
Dieci storie. Dieci ragazzini. Dieci casi legati a una minaccia, un pericolo, un crimine. Un crescendo di racconti che si aprono con una scena schock e si concatenano, sempre più crudi, sempre più veri. Martina, il cui pigiama party si trasforma in una sfida alcolica. Fabrizio, intrappolato in un mondo virtuale di pura violenza. Elena, che trova una sua foto intima esposta al mondo. Antonio, adescato da un adulto sconosciuto. Francesca e una sfida in rete che l’ha spinta a giocare con la sua vita… I casi affondano le radici nell’esperienza dell’autrice, ispettrice di Polizia, che vuole raccontare la realtà di cui nessuno parla, perché i giovani lettori sappiano riconoscere i pericoli e abbiano gli strumenti per fronteggiarli.
Ornella Della Libera
Tredici casi per un agente speciale
Blondie è una ragazza. Capelli biondi, occhi azzurro cielo, tanta energia, la passione per le moto. Più un dettaglio. Anzi, due. Una pistola e un distintivo di metallo sui chi è inciso un numero di matricola. Agente di polizia. Blondie è il suo nome in codice. Non sopporta di vedere le persone soffrire. Non sopporta la violenza. Eppure non ha paura di farsi male.
Paolo Di Paolo
I desideri fanno rumore
Caterina ha vissuto la Grande Interruzione come una tempesta domestica. La Dad, le giornate monotone e complicatissime, i riti e i baci mancati. Passando il tempo tra cantine e terrazze condominiali, ha cercato di non dimenticare i suoi desideri. Una sera, dopo un blackout, si sente stranissima. E non ci mette molto ad accorgersi che a proposito di desideri sente quelli degli altri. Li sente senza che siano espressi. Si rivelano senza che lei lo voglia, e non può decidere quando. Sono desideri piccoli e a volte enormi. Quelli della prof di biologia. Quelli dei suoi genitori. Quelli dei suoi coetanei. Quelli di Luca. Luca che la osserva, Luca che c’è. Adesso ha la certezza di piacergli, e la cosa non le dà fastidio. Ma questo “potere” la disorienta e la imbarazza: è come vedere nude le persone che ti vivono accanto. In una serata tra amici che finisce male, le accade di sentire un desiderio di Letizia, la ragazza più
antipatica che conosca, e tutto si complica terribilmente. Non può fare finta di niente. E quando cominciano ad arrivarle misteriosi messaggi firmati _sconosciut*, la sua vita diventa un film impazzito, di cui è difficile prevedere il finale.
Paolo Di Paolo
Trovati un lavoro e poi fai lo scrittore
C’è un bambino che passa ore a disegnare. A comporre un giornalino domestico. Ad aspettare la rivista di fumetti a cui è abbonato. A condurre un assurdo telegiornale affacciandosi allo schermo di un televisore svuotato dal nonno. Qualche anno dopo, appena un po’ cresciuto, sta ancora aspettando il postino. Come la sua eroina Jo March, spera in risposte che gli cambieranno vita. O che forse gliela terranno proprio così com’è, immersa tra le pagine dei libri e dei giornali. Perché è solo questo che vuole: leggere, scrivere, raccontare. E ancora leggere. Come si traghettano nella vita adulta i sogni, anzi i giochi, dell’infanzia? Come ci si ritrova grandi mentre un attimo prima stavamo lì a trafficare con i colori e le storie? Senza prendersi troppo sul serio, con un tono poetico e comico insieme, mescolando ricordi e ritagli, lettere e disegni – “cimeli” dell’ideale museo di una passione – Paolo Di Paolo racconta com’è diventato lo scrittore e intellettuale che è oggi. Una vocazione che si fa testarda, l’amore per le parole dei libri, attraverso cui supera certe disastrose timidezze, l’azzardo della scrittura che lo porta a cercare le storie degli altri interrogando la propria. E poi a viaggiare, a incontrare maestri e compagni di strada a cui rubare segreti. Trovati un lavoro e poi fai lo scrittore – il consiglio di una nonna, troppo saggio per essere ascoltato – è una lunga ed emozionante elegia che parla a chi ha scommesso o vuole scommettere tutto su una grande passione. E provare a far somigliare la sua vita di adulto a quella immaginata da bambino. Età di lettura: da 11 anni.
Antonio Ferrara
Stringimi
Una storia delicata, di una semplicità lirica, che sonda con partecipazione le vibrazioni del cuore quando si apre agli altri per la prima volta.
Rita ha una bizzarra abitudine: ogni volta che incontra qualcuno un po’ triste, lo abbraccia. La sua famiglia è preoccupata, suo fratello non la capisce, e quando i suoi compagni la vedono abbracciare un senzatetto, si sparge la voce che abbia una relazione intima con lui. Tra i destinatari dei suoi abbracci c’è anche Nico, un compagno di scuola che tutti chiamano Malinco-Nico, perch